Le imprese: spesa eccessiva per l'energia

Confartigianato: 1.739 euro in più all'anno rispetto alla media europea
PESCARA. In Abruzzo i 4.849 gigawattora (gwh) consumati dalle imprese manifatturiere, del settore delle costruzioni e terziarie, pesano ben 167 milioni di euro in più rispetto alle aziende degli altri Paesi europei e il consumo di energia elettrica è aumentato dello 0,9% tra il 2009 e il 2010 rispetto a una media italiana del 4,4%. Questi sono gli elementi principali contenuti in un rapporto elaborato dall'Ufficio studi di Confartigianato imprese su dati forniti da Terna. «Il costo dell'energia pesa sulle aziende e sulla loro competitività internazionale», dice Daniele Giangiulli, direttore di Confartigianato Abruzzo.
«Noi come associazione di categoria», prosegue Giangiulli, «abbiamo aderito al Cempi, un consorzio a livello nazionale che si rapporta con tutti i fornitori di elettricità e sceglie quello con il prezzo più basso e con l'offerta migliore. «In questo modo offriamo alle nostre aziende associate, da un lato una consulenza qualificata senza alcun costo e dall'altro la possibilità di pagare una bolletta sicuramente inferiore».
In Abruzzo la crescita dei consumi elettrici è stata contenuta, soltanto lo 0,9%, che posiziona l'Abruzzo al quindicesimo posto a livello nazionale.
Analizzando il dato a livello provinciale emerge come L'Aquila sia al quinto posto tra le province che hanno subito il maggior calo dei consumi lo scorso anno rispetto al 2009, con un meno 5.6%. Nella classifica occupa il 102º posto.
E' evidente, in questo caso, l'incidenza del terremoto del 6 aprile 2009 che ha messo in difficoltà un alto numero di attività.
Aumenta invece l'utilizzo di elettricità a Teramo (0,2%), Pescara (1,1%) e Chieti con un più 6,1% che posiziona la provincia teatina al 26º posto. Quella pescarese e quella teramana si fermano rispettivamente all'83º e al 91º.
Confrontando il livello del consumo di energia elettrica delle imprese con il dato pre-crisi, quello del 2007, si nota come in Abruzzo ci sia stato un calo del 9,7% dai 5.370 gigawattora del 2007 ai 4.849 del 2010.
Giangiulli si sofferma anche sul dato dell'utilizzo: «Il minor consumo di energia elettrica in Abruzzo è indicativo della situazione di crisi che vivono le nostre imprese. Vuol dire che hanno avuto una minore produttività".
Il divario tra l'Abruzzo e lo scenario europeo sul fronte del costo dell'elettricità pesa per 167 milioni di euro (in Italia siamo in 14ª posizione) ovvero 1.739 euro per ogni singola impresa abruzzese che nella classifica italiana equivale all'11º posto. La percentuale del valore aggiunto è dello 0,68%.
Nelle quattro province i milioni di euro di gap rispetto all'Europa sono 59 milioni a Chieti, 39 a Teramo, 38 all'Aquila e 31 a Pescara.
L'elaborazione della Confartigianato evidenzia anche come, al divario di costo, contribuisca l'elevata pressione fiscale per le piccole imprese. Fatto evidente in Abruzzo dove ci sono tra le più alte aliquote di Irpef e Irap.
«Noi come associazione di categoria», prosegue Giangiulli, «abbiamo aderito al Cempi, un consorzio a livello nazionale che si rapporta con tutti i fornitori di elettricità e sceglie quello con il prezzo più basso e con l'offerta migliore. «In questo modo offriamo alle nostre aziende associate, da un lato una consulenza qualificata senza alcun costo e dall'altro la possibilità di pagare una bolletta sicuramente inferiore».
In Abruzzo la crescita dei consumi elettrici è stata contenuta, soltanto lo 0,9%, che posiziona l'Abruzzo al quindicesimo posto a livello nazionale.
Analizzando il dato a livello provinciale emerge come L'Aquila sia al quinto posto tra le province che hanno subito il maggior calo dei consumi lo scorso anno rispetto al 2009, con un meno 5.6%. Nella classifica occupa il 102º posto.
E' evidente, in questo caso, l'incidenza del terremoto del 6 aprile 2009 che ha messo in difficoltà un alto numero di attività.
Aumenta invece l'utilizzo di elettricità a Teramo (0,2%), Pescara (1,1%) e Chieti con un più 6,1% che posiziona la provincia teatina al 26º posto. Quella pescarese e quella teramana si fermano rispettivamente all'83º e al 91º.
Confrontando il livello del consumo di energia elettrica delle imprese con il dato pre-crisi, quello del 2007, si nota come in Abruzzo ci sia stato un calo del 9,7% dai 5.370 gigawattora del 2007 ai 4.849 del 2010.
Giangiulli si sofferma anche sul dato dell'utilizzo: «Il minor consumo di energia elettrica in Abruzzo è indicativo della situazione di crisi che vivono le nostre imprese. Vuol dire che hanno avuto una minore produttività".
Il divario tra l'Abruzzo e lo scenario europeo sul fronte del costo dell'elettricità pesa per 167 milioni di euro (in Italia siamo in 14ª posizione) ovvero 1.739 euro per ogni singola impresa abruzzese che nella classifica italiana equivale all'11º posto. La percentuale del valore aggiunto è dello 0,68%.
Nelle quattro province i milioni di euro di gap rispetto all'Europa sono 59 milioni a Chieti, 39 a Teramo, 38 all'Aquila e 31 a Pescara.
L'elaborazione della Confartigianato evidenzia anche come, al divario di costo, contribuisca l'elevata pressione fiscale per le piccole imprese. Fatto evidente in Abruzzo dove ci sono tra le più alte aliquote di Irpef e Irap.
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