Abruzzo

Lingua blu, la febbre degli ovini si allarga. «Oggi 90 focolai, ma in 50 giorni può estendersi in tutta la regione»

8 Luglio 2025

A fare il punto della situazione è l’Istituto Zootecnico sperimentale di Teramo, che ha partecipato al tavolo tecnico sull’evoluzione della malattia insieme ai servizi veterinari delle quattro Asl. Ecco gli scenari

TERAMO. Più di 90 focolai individuati, in aumento rispetto alla scorsa settimana, e il rischio che nel giro di 50 giorni l’epidemia si estenda a tutto l’Abruzzo. L’epidemia di blue tongue, la febbre catarrale degli ovini che da settimane sta falcidiando le pecore della nostra regione, continua a espandersi. A fare il punto della situazione è l’Istituto Zootecnico sperimentale di Teramo, che ieri ha partecipato al tavolo tecnico sull’evoluzione della malattia insieme ai servizi veterinari delle quattro Asl.

L’Istituto ha registrato circa 10 focolai in più rispetto alla scorsa settimana, quando la Regione aveva comunicato le linee guida per gli allevatori alle prese con il virus. Sulla base di questi dati, ieri ha presentato una serie di possibili scenari di sviluppo. Nella peggiore delle ipotesi, in 40-50 giorni la malattia sarà estesa a tutta la regione; nella migliore, i tempi di diffusione nelle prossime settimane non saranno così rapidi.

«La vaccinazione resta l’unica soluzione», sottolinea Giacomo Migliorati, direttore dell’Istituto zootecnico, «un vaccino inattivo - quindi non vivo - che, con le dovute cautele, può fare la differenza». Ma da parte della Regione, ad oggi, non sembra esserci la volontà di iniziare alcuna campagna vaccinale obbligatoria. La stessa Unione europea ha declassato il virus da pandemia di classe A a pandemia minore di classe C, modificando in senso più permissivo le misure di contenimento previste. Pur non essendo trasmissibile all’uomo e non incidendo in alcun modo sulla qualità dei prodotti, la blue tongue rappresenta una minaccia per gli allevatori. Soprattutto per i costi: tra abbattimento dei capi infetti, cali della produzione e blocco della movimentazione degli animali, il rischio è «di infierire un colpo mortale a questo settore fragile ma che ha fatto la storia dell’Abruzzo e che dunque merita di essere tutelato», ha denunciato Coldiretti Abruzzo allo scoppio dell’epidemia. E ora, per chi volesse seguire il consiglio dell’Istituto, si aggiungono anche le spese per il vaccino, 3 euro a dose. Dopo la prima iniezione, viene fatto un richiamo a tre settimane di distanza, mentre l’immunizzazione di gregge si ottiene in circa 40 giorni. Su possibili misure di indennizzo a favore degli allevatori che scegliessero di vaccinare autonomamente il proprio bestiame si sa ancora poco, ma dalla Regione non escludono alcuna possibilità. In questa fase la Asl ha scelto di puntare su repellenti e pesticidi per fare fronte all’epidemia. L’utilizzo di questi antiparassitari, che colpiscono il moscerino veicolo del virus, è solo raccomandato, ma diventa obbligatorio in caso di infezione certa o sospetta all’interno dell’allevamento. Secondo Migliorati, si tratta di strumenti «coadiuvanti ma non risolutivi», perché «l’unico strumento veramente utile è il vaccino». «La campagna vaccinale dovrebbe essere fatta in maniera preventiva, in primavera», continua il direttore dell’Istituto, «perché questa malattia è trasmessa da degli insetti che hanno un proprio ciclo biologico, quindi si può prevedere».

Nelle sue linee guida, inoltre, la Asl non ha imposto il divieto di movimentazione del bestiame. Di fatto, però, qualsiasi spostamento dovrà passare per il consenso preventivo del veterinario dell’azienda sanitaria locale. Ammesso anche l’interramento delle carcasse, previa autorizzazione del sindaco e nel rispetto delle procedure previste a tutela della salute pubblica.

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