Morti sul posto di lavoro: l’Abruzzo nella fascia delle regioni più a rischio

21 Giugno 2025

Nei primi quattro mesi dell’anno sono stati otto i decessi in regione. La maglia nera spetta a Chieti, con quattro casi registrati a fine aprile

Abruzzo in zona rossa per gli incidenti mortali sul lavoro. La regione rientra nella fascia più a rischio e "guadagna" il podio insieme a Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Sicilia e Campania: le regioni dove si muore di più, rispetto al numero di lavoratori. Più della metà del Paese è in zona rossa e arancione, stando ai dati diffusi dall'Osservatorio sicurezza e ambiente Vega.

A fine aprile erano 211 gli infortuni mortali, di cui ben 8 in Abruzzo, con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale, pari a 8,8 morti ogni milione di lavoratori. La maglia nera spetta a Chieti, con 4 decessi. «Un inizio d'anno da dimenticare: dopo il giro di boa dei primi quattro mesi del 2025, le proiezioni sembrano a dir poco pessimistiche. Rispetto al primo quadrimestre del 2024 le vittime sul lavoro sono aumentate dell’8,6%», dichiara Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente Vega di Mestre, «si contano già 23 decessi in più rispetto allo scorso anno».

IN ABRUZZO SI MUORE

Un triste primato. Dall'elaborazione statistica degli infortuni mortali sul lavoro emerge un quadro allarmante per la regione, con una media di infortuni mortali ben al di sopra di quella nazionale. L'analisi per province vede Chieti al 6° posto in Italia, con 4 decessi sul lavoro e un'incidenza sul numero di occupati del 27,3%. Al decimo posto in classifica troviamo Pescara con tre morti sul lavoro e un'incidenza del 23,6%. Bisogna scendere al 50esimo posto per intercettare un'altra città abruzzese, Teramo, con un morto sul lavoro e un'incidenza dell'8,4%. L'Aquila è al 75esimo posto, ultima in classifica insieme ad altre città, non avendo fato registrare, nei primi quattro mesi dell'anno, alcun decesso in azienda. «Sette regioni, tra cui l'Abruzzo, sono in zona rossa e altre sei in zona arancione, le due fasce critiche in cui raccogliamo i territori con tassi d’incidenza infortunistica superiori alla media nazionale», spiega Rossato, «a maggio è stato finalmente approvato il nuovo Accordo sulla formazione sulla sicurezza che obbliga tutti i datori di lavoro a ricevere un’adeguata informazione sulla normativa per la prevenzione degli infortuni: ci auguriamo che, grazie ad un’aumentata consapevolezza dei datori di lavori, migliori anche la sensibilità sulla sicurezza nelle aziende». Sono state 291 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 211 in occasione di lavoro (5 in più rispetto ad aprile 2024) e 80 in itinere (18 in più rispetto ad aprile dello scorso anno).

LAVORATORI A RISCHIO

L'incidenza più elevata di decessi sul lavoro si registra proprio nella fascia d’età degli ultrasessantacinquenni (19,2) e in quella compresa tra i 55 e i 64 anni (14,8), seguita dalla fascia di lavoratori tra i 15 e i 24 anni (9,6). La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali è, invece, quella tra i 55 e i 64 anni (79 su un totale di 211). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro sono 12, mentre 16 hanno avuto incidenti mortali in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. In totale sono 28 le donne decedute nel primo quadrimestre (circa 47,5% in più dello scorso anno). Gli stranieri morti sul lavoro sono 39. Quanto ai settori a rischio, il più colpito è quello delle costruzioni, con 31 decessi, seguito da trasporti e magazzinaggio (30) e attività manifatturiere (29). Il venerdì è il giorno "nero" della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nel primo quadrimestre dell’anno (21,3%), seguito da lunedì e martedì (20,4%). Il numero più elevato di denunce per infortuni sul lavoro arriva dalle attività manifatturiere (20.975). Seguono sanità (11.019), costruzioni (10.797), trasporto e magazzinaggio (9.774) e commercio (9.675). In totale, fino ad aprile di quest'anno, sono state 71.598.

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