ORTONA

Nasce Trabocco, lo Spumante d'Abruzzo

Presentato dal Consorzio Tutela vini con lo slogan "Le bollicine con il mare dentro", bianco o rosé, con metodo Italiano o Classico da vitigni autoctoni e internazionali

ORtONA. "Trabocco, le bollicine con il mare dentro": è lo slogan scelto per ufficializzare l'ingresso dell'Abruzzo nel mercato degli spumanti e lanciare quindi il nuovo Spumante d'Abruzzo Doc Trabocco - metodo italiano da vitigni autoctoni - marchio collettivo del 2020 presentato dal Consorzio Tutela vini. E la presentazione non poteva che essere fatta su un trabocco.

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Il disciplinare comprende fin da subito anche la tipologia Spumante vinificati in bianco o rosé, realizzati con metodo Italiano o Classico e con l'utilizzo di vitigni internazionali. Il marchio collettivo «Trabocco», è il simbolo della regione riconosciuto in tutto il mondo, che mira a valorizzare gli spumanti prodotti con Metodo Italiano in Abruzzo da uve autoctone quali Passerina, Pecorino, Trebbiano, Montonico, Cococciola e Montepulciano d'Abruzzo, caratterizzate da alta acidità̀ e bassa gradazione, due qualità che le rendono uniche e che donano eccellenti basi spumanti. Il Consorzio da tempo ha intrapreso un percorso di valorizzazione delle bollicine prodotte da vitigni autoctoni. Già nel 2010 con la nascita della Doc Abruzzo, il Consorzio ha voluto mettere a tutela gli autoctoni riscoperti e rigorosamente imbottigliati in regione, a partire da Pecorino e Passerina d'Abruzzo che si sono fin da subito dimostrati adatti anche alla spumantizzazione.

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Alla presentazione (vedi foto in basso) sul Trabocco c'erano oltre a Nicodemi, il vice presidente della Regione con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, e i rappresentanti delle cantine che utilizzano il marchio Trabocco nelle versioni in bianco e rosé, brut ed extra dryed : Luciano Di Labio, presidente di Vinco, Sandro Spella presidente di Citra , Domenico Bomba presidente di Casal Thaulero e Vincenzo Angelucci, amministratore delegato Eredi Legonziano. Presente anche Davide Acerra sempre del Consorzio.

La presentazione di Trabocco Spunta d'Abruzzo Doc

«Le nostre uve sono naturalmente predisposte alla spumantizzazione e vi è ormai l'esigenza di portare sui mercati un prodotto totalmente abruzzese, realizzato con i nostri vitigni, vinificato e imbottigliato in regione e che porta con sé un nome estremamente identificativo» spiega Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela vini d'Abruzzo. «Da luglio dello scorso anno è stato infatti approvato il regolamento dell'utilizzo del marchio collettivo "Trabocco" che circoscrive la possibilità di utilizzarlo solo per spumanti prodotti con Metodo Italiano e uve autoctone».

«Nell'attuale riorganizzazione dei disciplinari di produzione sono state introdotte alcune varianti che hanno aggiunto anche per la Doc Abruzzo o d'Abruzzo Doc la possibilità di specificare il vitigno di provenienza: Pecorino, Passerina, Montonico e Cococciola», conclude Nicodemi.

“L’Abruzzo è uno scrigno di biodiversità – afferma il vicepresidente della Regione, Emanuele Imprudente – un territorio in cui è imprescindibile valorizzare le specie autoctone e, nel contempo, arricchire ulteriormente un’offerta vinicola sempre più apprezzata in Italia e all’estero. Occorre esaltare l’identità enologica di questa terra ponendo al centro del processo di spumantizzazione quei vitigni autoctoni che la nostra regione custodisce e che possono contribuire, assieme ai nostri vini di pregio, a raccontare la storia di un territorio particolarmente vocato a produzioni sostenibili e di grande qualità, in virtù di un patrimonio naturale impareggiabile. Così come è accaduto con il Montepulciano che, dopo decenni, si è trasformato da vino da taglio a vino eccellente, imponendosi sui mercati italiani e non solo – continua Imprudente – dobbiamo creare i presupposti affinché, attraverso il marchio ‘Trabocco Spumante d’Abruzzo Doc’, la produzione spumantistica abruzzese esca dall’oblio e si affermi non solo nel nostro Paese ma anche all’estero. È una sfida che possiamo vincere – conclude il vicepresidente – poiché oggi il vino parla il linguaggio dei territori da cui proviene, e uno spumante da sole uve autoctone può raccontare molto del luogo di appartenenza, distinguendosi e affermandosi proprio grazie a quelle sfumature identitarie che sono peculiari dei suoi vitigni”.