Olio della Grecia importato a 4 euro: «Ora basta, difendiamo l’Abruzzo»

Il presidente dei frantoiani Amoroso: «Bisogna tutelare la nostra qualità». E il ministro Lollobrigida prepara una campagna di sensibilizzazione
PESCARA. L’olio della Grecia a 4 euro al litro «è un attacco finanziario all’Italia» che trascina verso il basso anche il prezzo d’olio made in Abruzzo. Alberto Amoroso, presidente nazionale dell’Associazione italiana frantoiani oleari (Aifo), è in prima linea per difendere l’olio delle campagne abruzzesi. Ma nei primi otto mesi del 2025, gli arrivi in Italia di olio estero d’oliva vergine ed extravergine sono aumentati del 78%, con un’impennata proprio dalla Grecia (+139%). «Con il mercato libero», osserva Amoroso, «non si possono alzare le barriere e allora è necessario parlare di qualità. Nelle bottiglie d’olio che troviamo sugli scaffali dei supermercati a prezzo stracciato», dice il frantoiano di Santa Maria Imbaro, «troviamo olio extravergine di oliva, altrimenti sarebbe una frode in commercio, ma i consumatori devono sapere che è olio di importazione e non italiano. E la differenza tra un olio straniero a 4 euro e il nostro è la qualità: i consumatori dovrebbero cercare e leggere l’etichetta con scritto “100% italiano”». Un marchio che attesta la genuinità di una filiera, dal chicco di olivo fino alla bottiglia: «Da noi sono più rigorose le norme igieniche, i controlli sono certi e precisi e la filiera è tracciata», dice Amoroso.
L’ALTALENA DEL PREZZO
Il prezzo dell’olio abruzzese, adesso, varia tra 12 e 14 euro al litro, quello italiano va da 10 a 15 euro: «È un prezzo giusto che riesce a remunerare tutta la filiera», spiega Amoroso, «se l’olio italiano dovesse costare come quello della Grecia i nostri olivi sarebbero tutti in abbandono visto che, a quel prezzo, non si coprirebbero nemmeno i costi».
ORO VERDE D’ABRUZZO
L’Abruzzo dell’olio vale, a seconda delle annate, più di un milione di quintali di olive che poi si trasformano in almeno 150mila quintali d’olio. La zona più produttiva è quella della provincia di Chieti che, da sola, mette da parte la metà dell’olio abruzzese. «In Abruzzo», sottolinea Amoroso, «ci sono delle eccellenze, i produttori della nostra regione hanno sempre puntato sulla qualità dell’olio».
LA POLITICA (EPPUR) SI MUOVE
Anche Amoroso ha partecipato al Tavolo olivicolo nazionale che si è svolto lunedì scorso nella sede di Roma del ministero dell’Agricoltura con il sottosegretario Patrizio La Pietra: un vertice convocato a fronte delle oscillazioni dei prezzi dell’olio extravergine per un confronto, nel pieno della raccolta delle olive, con gli operatori del settore. «È emerso un dato rassicurante inerente la validità dei controlli messi in atto dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari e dai carabinieri del nucleo agroalimentare, quotidianamente impegnati nelle verifiche dei prodotti agroalimentari che arrivano in Italia e in particolare sulla qualità e provenienza dell’olio che importiamo», dice il sottosegretario. Nei giorni scorsi, sono stati sequestrati in Puglia 14mila litri di olio evo senza indicazione dell’origine obbligatoria, presumibilmente provenienti dalla Grecia. «C’è differenza tra un olio qualsiasi e l’olio Evo italiano», continua il sottosegretario, «e a una qualità elevata va corrisposto un giusto prezzo. L’identificazione di questo giusto prezzo passa anche e soprattutto attraverso un’informazione che arrivi in maniera capillare ai cittadini, dai ragazzi nelle scuole fino ai loro genitori e a tutti coloro che mettono nel carrello della spesa una bottiglia d’olio». Su questo fronte, il ministro Francesco Lollobrigida ha intenzione di avviare una campagna di sensibilizzazione per l’uso dell’olio italiano; a breve il governo Meloni presenterà anche il Piano oleico nazionale che prevede un aumento di produzione, fino al 2030, del 25%.
COLDIRETTI: UN’INVASIONE
Secondo Coldiretti e Unaprol, è in atto «una vera e propria invasione il cui risultato è stato quello di mettere all’angolo i produttori italiani, con il prezzo dell’extravergine nazionale ormai in caduta libera, tanto da aver perso nel giro di un paio di mesi quasi tre euro al chilo, scendendo sotto i 7 euro». «Non possiamo più accettare che il lavoro delle nostre imprese venga vanificato dall’azione di veri e propri trafficanti di olio e da speculazioni che portano il prezzo dell’extravergine italiano sotto i costi di produzione», accusa il presidente di Unaprol e vicepresidente nazionale di Coldiretti, David Granieri, «è urgente dotare il comparto di strumenti più efficaci per combattere questi fenomeni». Coldiretti e Unaprol hanno proposto «un rafforzamento del Portale Sian, introducendo l’obbligo di registrazione delle contrattazioni non solo dell’olio sfuso, ma anche delle olive da olio. Solo attraverso la dichiarazione delle contrattazioni, incluse quelle delle olive da olio, sarà possibile disporre di un dato aggregato e geograficamente definito, capace di restituire il giusto valore ai produttori e al Made in Italy olivicolo. L’obiettivo», conclude Granieri, «è arrivare a un quadro completo delle diverse fasi di scambio, con informazioni riferibili alle singole piazze di contrattazione, così da garantire un riferimento oggettivo, non manipolabile e realmente rappresentativo per l’intera filiera».

