Rubano rame e ferroLo rivendono a nove euro al chilo
Ferro e rame, rubati e rivenduti: anche così vivono i romeni in Italia e in Abruzzo. E' un'attività primitiva che oltre al guadagno del denaro, assicura anche un tetto ai nomadi che usano questi due metalli per costruire le loro baraccopoli. A Roma, già da alcuni anni, è attivo questo ciclo economico che registra continui furti dei due metalli e produce un piccolo reddito. Il prezzo del rame, l'oro rosso, può oscillare tra i 5 e i 9 euro al chilo, mentre per un chilo di ferro i romeni prendono 0,15 euro.
In Abruzzo, i romeni, ormai cittadini comunitari insieme ai bulgari dal 1º gennaio 2007, sono la seconda nazionalità più numerosa. La loro diffusione sul territorio regionale è abbastanza omogenea e, come in altre regioni, sono impiegati soprattutto come colf, badanti e nell'agricoltura. Ma, tra i lavori illeciti, anche nella regione i romeni si sono distinti soprattutto per furti di rame e, tra i luoghi più colpiti, ci sono i cimiteri.
Quest'anno, lo scorso settembre, al cimitero maggiore di Spoltore, cento tombe sono state depredate del rame, considerato proprio per l'elevato prezzo una sorta di oro rosso che poi viene rivenduto sul mercato clandestino. A Spoltore, i ladri hanno saccheggiato i vasi utilizzati per i fiori. Ma, colpi identici, sono avvenuti, già all'inizio dell'anno, anche a Lettomanoppello, Scafa, San Giovanni Teatino,
Tocco da Casauria, Cocullo e Tagliacozzo. Oltre che nei cimiteri, l'oro rosso viene rubato anche nei cantieri edili e nelle chiese e, soprattutto, lungo le linee ferroviarie dove il metallo rosso è di migliore qualità, più pregiato e quindi più costoso.
Fra le prime aziende più colpite dai furti ci sono proprio le ex Ferrovie dello Stato con disagi diretti ai cittadini: linee ferroviarie interrotte, treni in ritardo, zone che rimangono al buio o furti di energia elettrica.