San Stefar, una cessione difficile

I capigruppo regionali appoggiano i sindacati: il budget va portato a 13,5 milioni

PESCARA. L'appuntamento del 28 aprile questa volta appare improcastinabile. Il giorno della seconda asta per il centro di riabilitazione San Stefar segnerà il futuro dei 415 dipendenti. Occorre trovare un acquirente, fare in modo che lavoro e professionalità siano salvati.

Ma per farlo occorre mettere qualcosa in più nel «piatto» che è stato già respinto una volta, quando alla prima asta non si è presentato nessuno. Si parte da 5milioni 564mila euro, prezzo fissato dal curatore fallimentare Giuseppina Ivone, una somma che evidentemente non viene ritenuta congrua. Che cosa fare, allora, per attirare imprenditori della sanità e non mandare deserto anche il secondo tentativo di vendita? La proposta è stata formulata dai sindacati ai capigruppo in consiglio regionale nel corso di un incontro sollecitato dall'Udc e al quale ha partecipato anche il presidente del consiglio regionale Nazario Pagano. Cgil, Cisl e Uil - rappresentati rispettivamente da Carmine Ranieri, da Gabriele Martelli e Davide Farina e da Domenico Rega - chiedono che la Regione aumenti il budget di gestione assegnato al Gruppo da 10 a 13,5 milioni di euro. Questo perché, stando sempre ai rappresentanti sindacali, il tetto di spesa è stato redatto prendendo in riferimento l'anno 2009, anno in cui i centri San Stefar hanno lavorato di meno e quindi fatturato di meno. «È stato innanzitutto l'anno delle vertenze sul fallimento Villa Pini e poi è stato l'anno del terremoto che aveva interrotto l'attività della sede dell'Aquila», spiega facendosi due conti Davide Farina della Cisl.

La base d'asta del 28 aprile dei 5milioni 564mila euro comprende le unità immobiliari nel comune di Teramo, beni mobili e attrezzature, il personale, i contratti in corso, le autorizzazioni all'esercizio dell'attività sanitaria e gli accreditamenti con la Regione Abruzzo e la Regione Molise. Se si alza la quota di questi ultimi l'investimento può tentare qualcuno.

I capigruppo erano tutti presenti ad eccezione di Lanfranco Venturoni (Pdl) che della storia dell'ex Villa Pini conosce tutto da quando è stato assessore alla Sanità. La richiesta di aumento del budget pare sia stata recepita. Tecnicamente, è stato spiegato, serve un provvedimento del commissario Gianni Chiodi affinché la nuova somma da 13,5 milioni sia inserita e portata al tavolo di monitoraggio del 7 aprile sui conti della Sanità al ministero. «Un'operazione del genere è stata fatta quando si trattò di rivedere il budget per Villa Pini», ricorda Farina.

I capigruppo hanno preso l'impegno di perorare la causa davanti a Chiodi. Il vice capogruppo Idv Cesare D'Alessandro ha fatto di più e ha presentato un'interrogazione urgente al governatore Chiodi per conoscere le motivazioni «che hanno determinato la crisi permanente di una struttura che vanta grandi professionalità come San Stefar». Nel frattempo i dipendenti devono ancora ricevere tre mensilità a causa dei ritardi burocratici da addebitare alle Asl.

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