Sanitopoli, Angelini in procura contro Redigolo

L’ex commissario convocato in Procura, denunciato perché tagliò alla clinica i soldi "non dovuti". I retroscena sui no dei manager veneti Salvataggio disperato, rischio di crack

PESCARA. Hanno rinunciato in due e pur di restare distanti dalle tormentate vicende finanziarie e giudiziarie del Gruppo Villa Pini hanno detto no all’incarico di commissario giudiziario di Villa Pini.

Prima l’ex commissario di governo per la sanità Gino Redigolo e poi l’ex manager della Asl di Padova, Ugo Zurlo che ha visto le carte ed ha chiuso il fascicolo sospirando un “non c’è nulla da fare”. Il salvataggio della clinica privata pare dunque una missione impossibile, e ogni giorno si rafforza l’ipotesi più certa che è quella del fallimento. Le due vicende però meritano di essere raccontate e sono un ulteriore spaccato della crisi della sanità regionale e dei suoi riflessi opachi. A unire i casi di Redigolo e di Zurlo è un fatto: entrambi si erano mostrati sensibili e pronti a intervenire accettando, essendo manager con anni di esperienza nel lavoro di controllo e risanamento di Asl in crisi, l’incarico del procuratore Pietro Mennini capo della procura di Chieti che indaga per bancarotta la famiglia Angelini proprietaria del gruppo sanitario Villa Pini di Chieti.

Poi d’improvviso il dietro front dei due manager esperti in materia di sanità provenienti entrambi dal Veneto dove la sanità funziona. A mettere fuori gioco Redigolo è stata una denuncia della famiglia Angelini titolare del gruppo sanitario che ha presentato un esposto alla procura di Pescara accusando il commissario di governo per il piano anti deficit dell’Abruzzo, di essersi allineato con la Regione nel contenzioso che vede Villa Pini contro la giunta Chiodi.

Secondo i vertici della clincia la Regione deve ad Aneglini decine di milioni di euro, mentre la giunta regionale forte dei controlli delle Commissioni ispettive permanenti fatti dal 2005-07 della ex giunta Del Turco che ha decurtato a Villa Pini 66 milioni di euro, ha bloccato i pagamenti come soldi non dovuti.

Così Redigolo si è trovato nell’impossibilità di essere nel contempo l’alto funzionario che blocca i soldi e quello che, nel ruolo di Commissario giudiziario, mette Angelini da parte e provvede al rilancio dell’azienda.

Tra l’altro Redigolo proprio per questo contenzioso e per la denuncia subita da Villa Pini è stato chiamato a fine dicembre dalla procura di Pescara titolare della inchiesta su Sanitopoli che ha portato agli arresti l’ex presidente Del Turco e altre 9 persone per presunte tangenti pagate da Angelini, come persona informata dei fatti.

Redigolo non ha potuto far altro che gettare la spugna e rinunciare alla richiesta del procuratore Mennini. L’ex commissario, infatti, si è posto un problema di compatibilità, chiamandosi fuori.

Nel caso del manager Ugo Zurlo invece il passo indietro è nato dopo aver visionato alcuni documenti contabili del gruppo. Agli amici ha confidato che un manager, anche in presenza di situazioni difficili, è sempre pronto a rivitalizare e trovare le connessioni giuste per il rilancio di una impresa, ma nel caso del Gruppo Villa Pini la situazione era di una tale difficoltà da lasciarlo «sgomento» con situazioni patrimoniali «preoccupanti».

Così anche Zurlo dopo aver annunciato di accettare l’incarico ha detto di no.

Ora toccherà al commissario giudiziario Sergio Cosentino prendere in mano la situazione. Cosentino sabato scorso ha avuto l’appoggio e il riconoscimento dei sindacati per «il clima sereno e la disponibilità immediatamente mostrata», si è messo al lavoro, attenderà fino all’udienza fallimentare del 9 febbraio, poi se si arriverà al fallimento del gruppo ed avrà l’incarico di giudice fallimentare, andrà avanti cerecando di salvare il salvabile.

«Ho solo un obiettivo», ha detto al Centro il giorno dell’incontro con i sindacati, «ridare fiducia e speranza di lavoro alle centinaia di dipedenti senza stipendio da nove mesi, depurare l’azienda dai debiti e vedere se riuscirà a ripartire di nuovo».