Sciopero Sevel, il fronte si allarga

Al secondo stop di sabato aderiscono Failms-Cisal e l'Usb degli ex Cobas

ATESSA. La Fiom-Cgil proclama lo sciopero contro il ricorso al lavoro straordinario anche per dopodomani, secondo sabato lavorativo alla Sevel. E con i metalmeccanici della Cgil si schierano la Failms-Cisal e gli ex Cobas riuniti nell'Usb. Si riaccende, quindi, la polemica nello stabilimento dei veicoli commerciali, che ha appena toccato il traguardo dei 4 milioni di furgoni prodotti.

Tutte le sigle confermano le ragioni all'origine della protesta: mancato pagamento del saldo del premio di risultato - 600 euro nel 2009 -, mancata riassunzione dei 1500 precari licenziati con l'esplodere della crisi, disdetta del contratto nazionale dei metalmeccanici del 2009 da parte di Federmeccanica.

La Fiom, dopo le polemiche seguite alla prima giornata di astensione dal lavoro, aveva offerto la propria disponibilità ad un ripensamento se la Fiat avesse accettato un confronto sulle tematiche in discussione. «La Fiat non si è fatta sentire né a livello nazionale né a livello locale e noi confermiamo lo sciopero», afferma Marco Di Rocco, segretario provinciale Fiom, «ribadisco la nostra apertura al dialogo per evitare altri scioperi e trovare una soluzione a quei problemi che denunciamo da tempo: dal reintegro di una parte dei precari licenziati fino al pagamento del premio di risultato ai dipendenti».

La polemica alla Sevel si è fatta ancora più incandescente dopo la scelta della Fiat di inviare lettere di contestazione dello sciopero di sabato scorso ai sindacati promotori, con tanto di richiesta di risarcimento dei danni. «Un'iniziativa strumentale, che rappresenta una violazione dei diritti di Sevel», la giudica la Sevel tramite i suoi legali.

Duro in proposito il commento di Remo Casalanguida, segretario provinciale della Failms-Cisal: «Non ci facciamo certo intimorire da lettere di questo tenore, le ragioni alla base del nostro sciopero non sono affatto pretestuose, come le considera la Sevel. Mentre Marchionne distribuisce dividendi milionari, ma non il premio di risultato ai lavoratori, mentre 1500 precari sono stati rispediti a casa da tempo e non vengono reintegrati, mentre è stato disdetto il contratto nazionale di categoria, la Sevel ci chiede gli straordinari. Noi non ci stiamo».

Non meno tagliente il giudizio dell'Usb (Unione sindacale di base). «Il sindacalismo di base si è sempre opposto allo straordinario, perché nemico dell'occupazione», sostiene Fabio Cocco, coordinatore provinciale e rappresentante di fabbrica del sindacato autonomo che raggruppa gli ex Cobas: «A maggior ragione lo siamo ora alla Sevel, perché non si può chiedere ai lavoratori di tornare a sacrificarsi dimenticando il recente passato, fatto di cassa integrazione, di azzeramento di ferie e permessi e di negazione del premio di risultato». «Noi crediamo che se l'azienda si trova davvero di fronte ad un aumento di produzione, questo si debba tradurre in occupazione stabile. I 1200 operai licenziati stanno aspettando», continua Cocco, «tra l'altro in questo periodo alla Sevel la produzione si attesta intorno ai mille veicoli al giorno e con nuove assunzioni si può portare a regime gli impianti, evitare gli straordinari e dare così un bel segnale di ripresa».

La settimana scorsa l'adesione allo sciopero fu fonte di una guerra di cifre fra le sigle sindacali promotrici, quelle contrarie (Uilm, Fim-Cisl, Ugl e Fismic) e la Fiat. Anche dopodomani nella fabbrica più grande d'Abruzzo - 6200 addetti - il copione è destinato a ripetersi.

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