Scuola, mancano 5 milioni per i precari

12 Settembre 2010

Petracca: con quei soldi potrei fare 750 nomine ma la Regione non dà un euro

PESCARA. Parte un anno scolastico difficile, (ammesso che ce ne siano stati di facili nella storia della repubblica), con una complessa riforma in corso e una crisi economica che detta tagli di cattedre e accorpamenti di istituti. In Abruzzo si aggiunge anche il post-terremoto.

La Regione ha stabilito l'inizio della scuola in Abruzzo per il 20 settembre, ma la quasi totalità degli istituti hanno anticipato a domani l'avvio delle lezioni. Ne parliamo con Carlo Petracca (nella foto), direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale, il superpreside che governa la scuola abruzzese.

Direttore Petracca come si presenta questo nuovo anno scolastico?
«Dal punto di vista del funzionamento l'avvio è regolare, soprattutto per il personale. Entro il 31 agosto abbiamo fatto tutte le nomine del personale di ruolo, e con oggi (ieri per chi legge) si sono chiuse tutte le nomine annuali dei cosiddetti precari. Da lunedi non ci saranno cattedre vuote. Ma questo non significa che non ci sono sofferenze».

Quali?

«Soprattutto i tagli di personale, che sono un problema nazionale e non solo abruzzese. Lo scorso anno, 2009-2010 ci è stato chiesto un taglio di 1.109 posti docenti e di 400 Ata (personale amministrativo, bidelli, ecc.) quindi in totale 1.509 posti. Per fortuna con i fondi per il terremoto (la legge 77 del 2009) sono state previste risorse aggiuntive per agevolare la ripresa delle attività didattiche, il pagamento delle supplenze, le attività sotto le tende, i laboratori. Una parte dei fondi è stata utilizzata per dare posti in più, per far vivere magari una piccola classe in un paesino di montagna del cratere. In questo modo l'anno scorso ho potuto fare 753 nomine in più, vuol dire che ho dimezzato i tagli richiesti».

E quest'anno?

«Quest'anno c'è stato chiesto un taglio di 679 posti docenti e di 433 Ata per un totale di 1.112 posti. Ma la difficoltà è maggiore rispetto al 2009 perché i fondi per il sisma, che sono rimasti spalmati in più anni, ci permettono di fare 150 nomine in più. Conoscendo questa verità, da maggio non ho fatto altro che rappresentarla a tutti i livelli».

Chiedendo cosa?
«Da maggio sto bussando a tutte le porte per chiedere un incremento di 5 milioni di euro per poter rifare tutte le nomine dell'anno scorso. Ho fatto anche presentare un emendamento alla grande manovra Tremonti da 24 miliardi a sostegno dell'economia, ma alla fine l'emendamento non è passato e ci siamo ritrovati con queste difficoltà».

Ha provato anche in Regione?
«Certo. Altre regioni, proprio per attutire i tagli, hanno firmato un protocollo d'intesa con gli Uffici scolastici regionali dando risorse. Di conseguenza ho chiesto ripetutamente al presidente Gianni Chiodi, agli assessori Paolo Gatti, e Carlo Masci di avere dalla Regione quei 5 milioni di euro che non ci vengono concessi dallo Stato. Con quei soldi riuscirei a fare 750 nomine in più».

E loro?
«Mi è stato risposto, anche benevolmente: noi ci troviamo in tale difficoltà non ci sono soldi, nemmeno una lira».

Eppure altre regioni hanno contribuito, anche notevolmente.
«La Regione Emilia-Romagna ha stanziato 51 milioni di euro, ma certo non voglio paragonare l'Abruzzo all'Emilia. La Regione Puglia ha stanziato 21 milioni, ma certo la Puglia è più grande dell'Abruzzo, però la Basilicata ha dato 7 milioni e mezzo. Io ne chiedevo 5».

E allora?
«Sono andato di nuovo al ministero e in un primo tempo ho strappato 150 nomine in più. In ultimo ieri sono riuscito ad avere altri 100 posti. Sono 250 posti in più ma certamente non bastano. Allora ho fatto un provvedimento sotto la mia responsabilità, basandomi su una sentenza della Corte Costituzionale, che mi consentiva 80 posti di sostegno in più per gli alunni con handicap. Quindi ora abbiamo 330 posti in più, che non risolvono la situazione ma certamente l'hanno migliorata».

Come utilizzerà questi posti in più?
«Con 330 posti in più è possibile sdoppiare tutte le classi di tutti gli ordini e grado che avevano un numero di alunni da 32 in su. Così mentre a livello nazionale ci sono anche classi fino a 35 alunni da noi non esiste una classe con 32 alunni. In più abbiamo sdoppiato le classi da 28 a 31 che hanno alunni con handicap, per cui abbiamo anche classi da 14. L'altra conquista che posso rivendicare è quella delle scuole per l'infanzia (scuole per bambini dai 3 ai 5 anni, ndr.). Noi abbiamo in Abruzzo 66 sezioni di scuola dell'infanzia con un numero di alunni inferiore a quello richiesto dalla legge per farle funzionare».

Che numeri impone la legge?
«Per la legge posso autorizzare una sezione se il numero degli alunni è da 16 su. Io ne ho 66, soprattutto nei nostri comuni di montagna, composte da 15, 14, 13, fino a 9 alunni. Per la legge avrei dovuto dire: non apro. Ma come si fa a non aprire una sezione di scuole per l'infanzia in un paesino di montagna? In un primo momento sono riuscito a autorizzare tutte le 66 sezioni dando un solo maestro dalle ore 9 alle 13. Poi ho avuto richieste da alcuni sindaci di prolungare la scuola di pomeriggio. In questi giorni sono riuscito a dare il doppio turno, cioè fino alle 16 a tutte quelle sezioni che me l'hanno richiesto».

Comunque ha detto che restano alcune sofferenze.

«Le sofferenze resistono ancora nel personale Ata. Perché noi abbiamo situazioni strane, per esempio c'è un istituto comprensivo che ha 13 plessi in paesi diversi e magari si trova ad avere 18 bidelli in tutto. E se mi si ammala uno non so come aprire la scuola. Altro problema è quello del sostegno, che molte scuole ci chiedono di incrementare. Ma il ministero dice: in Abruzzo devi avere 15.337 docenti e basta, non devi superare di uno».

In questi giorni è venuto fuori anche il problema dei trasporti. Con la Regione non c'è molta sintonia.
«La riforma comporta soprattutto per le superiori orari diversi per i trasporti rispetto al passato. Secondo me se c'è un istituto superiore che deve fare un rientro nel pomeriggio non si può risolvere il problema a livello regionale. L'assessore regionale ai Trasporti deve vedere le singole esigenze locali, si tratta di avere contatti con i capi d'istituto: se c'è un'esigenza locale va risolta».

Rispetto al terremoto come avete affrontato il problema della sicurezza delle scuole?
«Col ripresentarsi dello sciame sismico si sono ripresentati i timori nella comunità che si riversa nella scuola. Già l'anno scorso a settembre abbiamo fatto un piano di formazione e informazione per tutte le scuole sui comportamenti da tenere da parte degli studenti e del personale in caso di eventi sismici. Ieri ho rinnovato questa circolare a tutti i capi d'istituto non solo del cratere, perché la cultura della sicurezza è un obiettivo prioritario. Con la ripresa delle lezioni ci saranno attività e percorsi formativi e informativi, prove di evacuazione e di raccolta nei punti di accoglienza».

Riguardo alla sicurezza degli edifici?

«Io non sono responsabile degli edifici, la cui sicurezza dipende dall'ente ente proprietario che sono Comuni e Province».

Da loro ha avuto rassicurazioni?
«Sì, il comune dell'Aquila ha fatto una circolare, nella zona di Montereale ci sono già le tende e i punti di raccolta. L'esperienza dell'anno scorso che ci ha visto impreparati ci è stata utile».

Torniamo agli studenti, com'è la situazione della popolazione scolastica?
«Abbiamo avuto su tutta regione un calo di alunni a livello demografico: l'anno scorso erano 181.746, quest'anno sono 180.950, significa 796 alunni in meno. Altro fenomeno rilevato riguarda il comune dell'Aquila che rispetto allo scorso anno ha avuto oltre 700 alunni in meno, un dato preoccupante».

C'è stato un diverso orientamento nelle iscrizioni con l'avvio della riforma?
«In linea generale le iscrizioni negli istituti superiori non hanno avuto molte variazioni. Forse c'è stato un calo negli istituti d'arte perché c'è stata una incertezza nella riforma. Ma siccome il piano di razionalizzazione verrà varato entro novembre, la riforma sarà messa a fuoco entro il prossimo anno scolastico e allora si potranno vedere gli effetti nelle iscrizioni».

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