Troppe spese sulle famiglie: in Abruzzo non si risparmia

20 Luglio 2025

Siamo al 15° posto in Italia per soldi da parte, all’Aquila la situazione migliore

PESCARA. È L’Aquila la provincia abruzzese in cui si mettono da parte più soldi: è al 41° posto in Italia. Chieti è la seconda in Abruzzo (75ª su scala nazionale), poi Pescara e Teramo, rispettivamente al 91° e al 97° posto su 107. Non è un quadro confortante: l’Abruzzo è al 15° posto tra le venti regioni italiane per capacità di risparmio. Il costo della vita e le crisi del lavoro si fanno sentire sui conti correnti delle famiglie: il risultato è che quasi tutto quello che si guadagna, poi, viene speso e resta davvero poco da accantonare. Peggio dell’Abruzzo, soltanto in Molise, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia. A parlare di famiglie con pochi soldi a disposizione è un’analisi di Unioncamere e Centro Studi Guglielmo Tagliacarne che ha quantificato il risparmio dei consumatori e la propensione al risparmio a livello provinciale nel 2023.

TRENO PER IL NORD

Il rapporto disegna un’Italia spaccata in due con la Lombardia che resta la roccaforte indiscussa della quantità di risparmio delle famiglie italiane: «Il Settentrione», dice l’analisi, «catalizza quasi i due terzi del risparmio accumulato dagli italiani nel 2023, trainato dal Nord ovest con il 41,2%. Soltanto la Lombardia ne detiene il 27,1%. Seguono Emilia-Romagna 11,0% e Piemonte (10,7%)». Anche per questo, a livello provinciale, la top ten è interamente occupata da province settentrionali ad eccezione di Roma (al secondo posto con il 7,5%) e Napoli (al quinto posto, 2,8%): «La propensione delle famiglie a risparmiare parte del proprio reddito disponibile è più alta a Biella (15,51%), Asti (13,64%) e Vercelli (13,62%) rispetto alla media nazionale dell’8,27%»: il Piemonte è la regione d’Italia con la vocazione al risparmio più elevata (11,2%). Sul fronte opposto di questa classifica, a fare più fatica ad accantonare una quota delle proprie entrate sono i cittadini di Trapani (4,79%), Siracusa (4,66%) e Crotone (4,63%).

QUI SI RISPARMIA MENO

I dati abruzzesi sono lontani dalla vetta della classifica di Unioncamere: qui si vedono pochi soldi e la propensione al risparmio dell’Abruzzo è del 5,8% con un ammontare di appena 1.455,22 euro mentre in Lombardia si arriva a 29.579,70, in Emilia Romagna 11.983,27 e in Piemonte 11.649,50. A livello provinciale, L’Aquila è all’8,5% di vocazione al risparmio e, con il 41° posto il Italia, perde sei posizioni rispetto alla precedente rilevazione del 2019; Chieti (75° posto) è al 6,9% e indietreggia di nove posizioni; Pescara (91° posto) è al 6,3% e retrocede di due posizioni; Teramo (97° posto) è al 6,1% e affonda di sei posizioni.

CITTà SENZA SOLDI

Nelle città abruzzesi si risparmia sempre meno: L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo perdono posizioni. In 103 province italiane su 107 la propensione al risparmio resta nel 2023 superiore al 2019 (8,3% contro 7,5%). A fare eccezione sono Isernia (9,3% contro 9,4%), Pavia (12,0% contro 12,1%), Cremona (l’11,9% contro 12,1%), e Lodi (10,8% contro 11,0%). Invece, a guadagnare più posizioni sono Gorizia, che scala 14 gradini della graduatoria portandosi al 58° posto. Seguono, a pari merito, recuperando 12 posizioni, Lucca (36°), Udine (48°), Trieste (50°) e Oristano (83°).

ABRUZZO TAGLIATO FUORI

L’Abruzzo è lontano sia dalla capacità di risparmio delle grandi aree industriali che dalla dinamicità di una serie di piccoli centri. «La geografia territoriale del risparmio fa emergere un quadro composito. Nel complesso, le aree metropolitane risparmiano di più, concentrando il 40% della grandezza (Milano, Roma, Torino, Bologna e Genova da sole fanno il 32,4%) anche per la dimensione demografica», dice Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, «tuttavia è la provincia minore a rappresentare ancora sotto molti versi il territorio più parsimonioso: nelle prime dieci posizioni per propensione al risparmio troviamo tutte realtà medio-piccole. Inoltre, nelle prime 20 province per tasso di incremento del risparmio tra 2019-2023 ci sono tutte realtà della provincia minore, tra cui ben otto del Mezzogiorno, con variazioni superiori alla media italiana. Questo riflette probabilmente anche una maggiore percezione del clima di incertezza che induce le famiglie ad essere più caute, accantonando una parte del proprio reddito a scopo precauzionale».

IDENTIKIT DEI RISPARMIATORI Secondo gli indicatori dell’analisi, nel complesso la propensione a risparmiare si presenta più elevata nelle province che hanno: una quota di laureati superiore alla media (8,8% contro il 7,9% delle province meno istruite); un indice di vecchiaia – che misura il rapporto fra popolazione over 64 e quella under 15 – più alto della media nazionale (8,4% contro l’8,2% di quelle con un indice più basso della media italiana); un numero medio di componenti della famiglia sotto la media nazionale (9,1% contro il 7,5% di quelle con un numero di componenti sopra la media nazionale). «E», aggiunge il rapporto, «performano meglio anche le città metropolitane rispetto alle province (8,4% contro l’8,2%)».