Turbogas, Tancredi smonta l’indagato

Il senatore del Pdl: «D’Ottavio non poteva decidere nulla, sono io che voglio l’opera».

TERAMO. «Una concussione commessa da Angelo D’Ottavio sulla turbogas di Teramo? Impossibile per due motivi: uno, credo che la centrale non si farà, perché gli americani si sono scoraggiati. Due, D’Ottavio non poteva certo farla o non farla fare. Semmai sono io che mi sono speso in tutti i modi per il progetto». Il senatore teramano del Pdl Paolo Tancredi, tirato in ballo nell’inchiesta che, partita da Crotone, ha toccato l’Abruzzo, difende l’ex segretario di Alfredo Castiglione. Angelo D’Ottavio, che dal 1º agosto ha lasciato l’incarico in Regione ed è “solo” assessore provinciale a Pescara e sindaco di San Valentino in Abruzzo Citeriore, al momento risulta l’unico indagato abruzzese della vicenda. La guardia di finanza gli ha perquisito casa e ufficio. Non risultano invece avvisi di garanzia a Claudio Zaccagnini, titolare della Somi Impianti e cognato di D’Ottavio. Zaccagnini è l’imprenditore di San Valentino che D’Ottavio ha presentato a Giuseppe D’Anna, il consulente della società americana Sithe Global che voleva realizzare la turbogas di Teramo. È questo, secondo la procura di Crotone, il passaggio che configura la concussione.

LA CONTRADDIZIONE. Su un particolare Tancredi smentisce la ricostruzione fatta sul Centro di ieri da D’Ottavio. L’ex segretario di Castiglione sostiene che, quando ha incontrato per la prima volta D’Anna a Roma, il 1º giugno scorso, già si sapeva che la turbogas di Teramo era stata bocciata dal ministero dell’Ambiente e quindi aveva parlato di un coinvolgimento dell’impresa del cognato in termini puramente ipotetici. Tancredi, invece, dice: «In quel momento ancora non si sapeva del parere negativo della commissione Via del ministero».

TANCREDI. Per il resto, i racconti di D’Anna e Tancredi combaciano. Quel giorno a Roma il rappresentante in Italia della Sithe Global deve incontrare Gianni Chiodi per donargli 100mila euro per i terremotati dell’Aquila. Chiodi non c’è e Tancredi chiede a Castiglione e D’Ottavio di sostituire il presidente. «A quell’incontro non c’ero», dice Tancredi, «e non so cosa si siano detti. Ma non credo proprio che D’Ottavio potesse millantare di poter sbloccare l’iter della turbogas in cambio di favori a imprese sue amiche, perché in quel momento si attendeva che la Regione desse il via libera al Prg di Teramo. C’era stato un lungo ritardo per la vicenda Del Turco e per il terremoto, ma il via libera al piano era scontato. La Regione di norma approva tutti i piani regolatori, e comunque quel Prg non poteva certo farlo passare D’Ottavio.

Che concussione è?». Tancredi continua: «Leggo su siti e giornali di fantomatiche riunioni per cambiare il vincolo del piano paesistico sull’area della turbogas, ma quel vincolo è cambiato già sei anni fa. Quell’area passava a zona industriale già nel 2003, con la prima adozione del Prg di Teramo. Se temo di essere coinvolto nell’inchiesta? Sì, certo, ho timore, mi sono speso molto per questa storia e mi continuerò a spendere. Ma alla magistratura basterà un piccolo approfondimento per vedere che non c’è assolutamente nulla».

LA TELEFONATA. Pochi giorni dopo l’incontro di Roma, D’Ottavio richiama D’Anna e gli passa il cognato, l’imprenditore Zaccagnini. I due parlano delle competenze tecniche e dell’attività della Somi Impianti, ma senza mai nominare Teramo. Poiché D’Anna è intercettato nell’ambito dell’inchiesta su un’altra turbogas da realizzare a Crotone, la telefonata con i due cognati abruzzesi finisce sul tavolo dei pm calabresi. E l’inchiesta sbarca in Abruzzo.