ABRUZZO

Vaccinazioni no stop, a Teramo anche a Pasqua e Pasquetta

E il Pd presenta un'interpellanza per la mancata somministrazione agli ultraottantenni del Sangro Aventino e interviene sul via libera alle dosi ai magistrati

TERAMO. La campagna vaccinale della Asl di Teramo procede a tamburo battente e non si fermerà nemmeno nei giorni di Pasqua e Pasquetta, quando le squadre vaccinali riposeranno e saranno sostitute dalla direzione strategica aziendale, i componenti delle direzioni sanitarie (con personale medico e amministrativo) e altri dirigenti che, ognuno per le proprie competenze, procederanno alla vaccinazione dei dializzati.

Ad annunciarlo, questa mattina, è stato il direttore sanitario della Asl di Teramo e responsabile regionale delle vaccinazioni Maurizio Brucchi che insieme a Tommaso Ceci, responsabile dell'assistenza domiciliare integrata, ha fatto il punto sulla situazione dei vaccini nella Asl di Teramo. "Mercoledì siamo partiti con la vaccinazione a domicilio degli ultra80enni allettati - ha detto Ceci - vaccinando a oggi circa 300 pazienti. Abbiamo iniziato dalla zona rossa in Val Vibrata e contiamo di portarla a termine nei prossimi giorni. Poi vedremo come orientarci per il prosieguo".

La Asl di Teramo è stata una delle prime in Italia a garantire la vaccinazione domiciliare, così come a portare a termine quella del mondo della scuola (per quanto riguarda la prima dose). Nei giorni scorsi, inoltre, è partita la vaccinazione dei pazienti più fragili, a partire dai disabili e loro cargiver, e ieri sono stati vaccinati all'Ipogeo quelli affetti da fibrosi cistica. "A oggi abbiamo somministrato 35.187 prime dosi e 19.065 seconde dosi, per un totale di 54.252 pari al 26 per cento di quelle somministrate in Abruzzo - ha detto Brucchi - ed entro mercoledì concluderemo con la seconda dose agli over. Restano alcune code relative a cittadini che hanno aderito dopo l'avvio della vaccinazione, che stiamo riarruolando e che vaccineremo in uno-due giorni accorpandoli per macroaree".

Il 2 giugno saranno vaccinati i pazienti autistici e successivamente si partirà con gli altri pazienti fragili e la fascia d'età tra i 75-79 anni. "In questa fase sarà determinante la riunione di stasera con i medici di medicina generale per concordare le modalità operative - ha concluso Brucchi - inoltre la Asl ha istituito la centrale operativa vaccinazioni (Cov) che ha il compito di coordinare tutte le operazioni e che è formata da un pool di sanitari, amministrativi e informatici".

Intanto, Silvio Paolucci, capogruppo Pd in Consiglio regionale, ha presentato un'interpellanza per la mancata vaccinazione ultraottantenni del Sangro Aventino.

“Sui vaccini si naviga ancora a vista", scrive Paolucci, "mentre monta la polemica per l’avvenuta vaccinazione del personale di giustizia resa possibile da una precisa volontà della Regione, in Abruzzo continua a restare senza copertura la popolazione ultraottantenne del comprensorio del Sangro Aventino, che aspetta ancora di venire inclusa e che si aggiunge ai soggetti fragili per cui sarebbe necessario accelerare le operazioni. Invece, dobbiamo fare i conti con una disparità di trattamenti che nella campagna più importante della storia sanitaria recente è inaccettabile, ancor di più se queste disuguaglianze riguardano la popolazione più vulnerabile della nostra regione e se si disattendono persino le richieste sollevate dai sindaci di decine di Comuni del comprensorio, giustamente indignati perché vedono più esposta al contagio proprio la fascia di popolazione che avrebbe dovuto avere la priorità su tutte”, afferma Silvio Paolucci che ha presentato un’interpellanza all’esecutivo sulla questione.

“È indispensabile recuperare, nel minor tempo possibile, i ritardi accumulati nelle aree interne della provincia di Chieti, riallineando i dati delle somministrazioni su tutti i territori della regione Abruzzo – dice Paolucci – ma bisogna anche ottimizzare i tempi, mobilitando un esercito più ampio di vaccinatori, cosa che si può agevolmente ottenere coinvolgendo oltre ai medici anche i farmacisti, come ha fatto la Liguria che da domani lo renderà possibile e come stanno preparandosi a fare anche nel Lazio e in Toscana. Serve una svolta, perché in Abruzzo continua a regnare il caos: è ancora in corso la campagna di vaccinazione per la fase I, ma, in parallelo, è stata avviata anche la fase II che dagli insegnanti conduce ai magistrati, anche se siamo fra le poche regioni dove non sono ancora partite le immunizzazioni dei i malati oncologici e forse l’unica regione rimasta a non gestire le liste di riserva, quelle anti spreco dei vaccini, divenute tristemente note per le inchieste partite a Pescara e che hanno portato le altre regioni a strutturare una sorta di panchina di persone pronte a farsi vaccinare last minute, rispettando le dovute priorità ed evitando situazioni dubbie.  

Come si può andare avanti lasciando tanti punti oscuri e, soprattutto, tenendo fuori la categoria degli ultraottantenni che abitano nelle aree interne, sapendo che questa fascia di età rappresenta una considerevole fetta della popolazione abruzzese? Sono oltre 100.000 gli abruzzesi che hanno più di 80 anni, servono 200.000 dosi per immunizzarli tutti, ma sono 80.160, invece, le dosi ad oggi somministrate, compresi i richiami, ed ecco che da questo totale viene a mancare all’appello un considerevole numero di persone che non ci offre primati, perché ci rende 15esimi su 20 regioni per i cicli completati sugli ultraottantenni secondo la recente classifica della fondazione di ricerca GIMBE, quintultimi. 

Cosa accadrà a breve, lecito chiedersi, quando il quantitativo di dosi diventerà imponente, come annunciato dal governo? Per questo è urgente capire come il Dipartimento della Regione Abruzzo competente per materia agirà affinché la vaccinazione proceda omogenea sul territorio, così come è essenziale capire come la ASL 2 si attiverà sul Sangro Aventino che aspetta. Anche perché tutto questo contribuisce a creare un clima di sfiducia istituzionale che in questo momento non possiamo permetterci, in quanto potrebbe alimentare anche il rischio che scemi la fiducia della comunità verso il vaccino, sentendosi esclusi dalla campagna e distanti dagli interessi di chi la governa”.