Vendemmia in Abruzzo, l’uva ritorna protagonista dopo i raccolti flop

Ma la Cia lancia l’allarme su calo di export e consumi interni e sul dealcolato: «Un’opportunità, il mercato è in crescita»
PESCARA. «Dopo due raccolte complicate, in regione si torna finalmente a respirare nei vigneti, ma l’ottimismo finisce qui». Con queste parole la Cia Abruzzo presenta la stagione della vendemmia 2025. La produzione appare in ripresa, le rese regolari e le condizioni agronomiche favorevoli, ma non bastano a risolvere le problematiche che il settore sta scontando da tempo. A fare il punto della situazione è il presidente della Cia Abruzzo Nicola Sichetti: «Il mercato non reagisce: le giacenze sono ancora elevate, il consumo interno stenta e l’export rallenta».
Insomma, la combinazione di calo dei consumi interni ed export rallentato a causa della paura dei dazi di Trump ha rallentato le vendite. Cia Abruzzo riporta che sono ben 2,2 i milioni di ettolitri di vino attualmente in giacenza, equivalenti alla produzione media annua. Di questi, la gran parte sono Montepulciano, uno dei prodotti di punta del vitivinicolo abruzzese. Da qui la denuncia degli agricoltori, che chiedono con urgenza un tavolo di riflessione strategica sulla tenuta economica del comparto». Sichetti spiega: «È una buona notizia che la vendemmia sarà buona, ma il problema vero, oggi, non è quanto produrremo, ma cosa succederà del vino prodotto. Non possiamo permetterci di arrivare a settembre senza aver preso decisioni concrete».
Quindi il presidente di Cia Abruzzo avanza la sua proposta: «Dal tavolo di confronto con la filiera vitivinicola emerge un messaggio condiviso: serve confermare il blocage delle produzioni e il contenimento delle rese, come già fatto negli anni precedenti. Una misura di autotutela che funziona, senza penalizzare le imprese».
Non è, però, solo questione di bottiglie che rimangono in cantina. Tra le altre urgenze individuate dall’associazione, ci sono quelle relative ad alcuni tra i vigneti più noti dell’Abruzzo. Un esempio è il Pecorino igt, che «continua a essere imbottigliato in parte fuori regione, con una perdita netta di valore per il territorio». Un altro vigneto in pericolo è il Trebbiano, «vitigno storico dell’area che ha visto una progressiva contrazione della produzione negli ultimi dieci anni, con una conseguente impennata dei prezzi».
Ma ci sono anche buone notizie: l’Abruzzo è pronto ad aprirsi alla produzione di vini dealcolati. Grazie a una cornice normativa favorevole e a investimenti in tecnologia, la regione si prepara a entrare in un mercato globale con grandi opportunità di crescita. La possibilità di produrre vini biologici dealcolati da vitigni autoctoni rappresenta una potenziale chance per rilanciare competitività e innovazione.
Domenico Bomba, Presidente Cia Chieti-Pescara, sottolinea come i produttori siano pronti a fare la loro parte, ma anche che servono strumenti concreti, come «agevolazioni dirette e indirette per stimolare il consumo interno, promozione più efficace sui mercati esteri, regole semplificate per la gestione produttiva e una regia politica regionale stabile e lungimirante». Alla fine, la Cia Abruzzo tira le somme: «Quest’anno abbiamo una buona vendemmia davanti», conclude «proprio per questo servono scelte strategiche responsabili e coraggiose, perché altrimenti rischiamo di soffocare nella qualità non valorizzata. Non possiamo permettere che le nostre eccellenze non abbiano mercato».
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