Vendemmia, inizio col brindisi: «Uve di qualità e in abbondanza»

21 Agosto 2025

Ma le cantine fanno i conti con giacenze elevate, consumi interni stagnanti e freno all’export. Il blocco temporaneo della produzione deciso dalla Regione vuole tutelare il giusto rapporto  domanda-offerta

PESCARA. I produttori di vino abruzzesi sono già tornati al lavoro tra i vigneti. Anche quest’anno, la vendemmia scatta ad agosto. La produzione vinicola comincia dalle uve più precoci, quelle dei vini bianchi – Pinot grigrio e Chardonnay i primi, quindi toccherà a Pecorino e Trebbiano –, per poi proseguire tra settembre e ottobre con Cerasuolo e Montepulciano. In tutta la regione c’è movimento tra le vigne, dalla Costa dei Trabocchi alle Colline teatine, dalla Valle Peligna al Teramano. A livello climatico, primavera e prima parte dell’estate hanno dato il loro fondamentale contributo alla formazione di uve di ottima qualità. E, soprattutto, abbondanti.

GIACENZE

Una buona notizia, dopo i problemi del passato legati alla peronospera che aveva condizionato il raccolto. Ma qualità e quantità oggi fanno i conti con un paradosso: i produttori hanno ancora tante bottiglie in magazzino della passata vendemmia. Per questo, una delle possibili soluzioni a livello nazionale potrebbe essere quella di abbattere la produzione 2025 del 20%. La questione è di portata nazionale, e non risparmia l’Abruzzo, che non ha percentuali allarmanti di giacenze e in realtà ha già applicato il blocco del 20% della produzione con una norma ad hoc della Regione. La questione, però, resta aperta: tanta uva, di ottimo livello, con il rischio concreto di non poterla imbottigliare e lanciare sul mercato già nei prossimi mesi.

PROSPETTIVE

Le prospettive in campagna sono incoraggianti: le rese risultano regolari, lo stato sanitario delle uve è ottimo e, dopo due annate complesse, la produzione appare in ripresa, con aspettative qualitative molto alte. Unico neo il temporale dello scorso 3 agosto che – causa forte vento e grandine – ha colpito i vigneti della Costa chietina e del Pescarese. I danni maggiori a Fossacesia, con alcuni vigneti che hanno subìto danni nei filari più esposti. La vendemmia proseguirà a più riprese fino a ottobre, con l’auspicio che il mese in corso non riservi altri eventi climatici estremi. Il Trebbiano e il Pecorino hanno già raggiunto un equilibrio ideale tra zuccheri e acidità, offrendo le basi per vini freschi e aromatici. Il Montepulciano, più tardivo, sta beneficiando delle escursioni termiche tra giorno e notte, condizione che favorisce maturazione fenolica e complessità aromatica. Nel complesso, il vigneto Abruzzo si presenta in buona salute e pronto a confermare l’identità territoriale che da sempre contraddistingue i suoi vini.

MERCATO INCERTO

Accanto alle buone notizie in campagna, rimane però l’incertezza legata al mercato. Le cantine devono fare i conti con giacenze elevate, consumi interni stagnanti e un rallentamento delle esportazioni. A ciò si aggiungono le preoccupazioni per i dazi statunitensi e l’azzeramento del mercato russo a causa della guerra in Ucraina, che rischiano di pesare ulteriormente sull’export abruzzese. Per affrontare la situazione, la Regione ha scelto di introdurre un blocco temporaneo della produzione, una misura straordinaria volta a riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta e a contenere le eccedenze. Il dato nazionale, infatti, parla di quasi 40 milioni di ettolitri invenduti nel 2024 nonostante la vendemmia 2023 sia stata una delle peggiori di sempre a livello quantitativo (prodotti solamente 38,3 milioni di ettolitri, record negativo italiano degli ultimi 76 anni, contro una media annua di oltre 50 milioni negli ultimi venticinque anni). Ecco perché la soluzione proposta da Lamberto Frescobaldi, di Unione italiana vini, di tagliare la produzione del 20%, sembra essere l’unica via per uscire dal cortocircuito del sistema. «Tagliare la resa di uva in vino per ridare equilibrio al mercato, soprattutto per i vini comuni e le Dop in sofferenza», dice Frescobaldi.

PARLA LA CIA

«L’annata 2025 ci consegna un quadro incoraggiante sul piano qualitativo», commenta Nicola Sichetti, presidente di Cia Abruzzo (Confederazione italiana agricoltori), «dopo anni difficili, i nostri vigneti hanno reagito bene e la vendemmia promette vini di grande identità. Tuttavia, non possiamo ignorare i segnali che arrivano dal mercato: consumi fermi, esportazioni rallentate e dazi ci obbligano a ragionare su un modello produttivo più equilibrato, che metta al centro la qualità e il valore del nostro vino. Il blocco temporaneo della produzione deciso dalla Regione Abruzzo va proprio in questa direzione: tutelare i produttori e il giusto rapporto tra domanda e offerta». Con il blocco della produzione, il 20% del vino abruzzese viene portato in cantina e tenuto fermo fino all’esaurimento delle giacenze, per poi essere gradualmente messo in vendita.

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