Villa Pini, il crack sale a 200 milioni

L’ex re delle cliniche sarà sentito dal Gip la prossima settimana

CHIETI. Il re delle cliniche, agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta, per un crack che sembra si raddoppi a 200 milioni di euro, è in attesa dell’interrogatorio del Gip Marina Valente che ha firmato l’ordinanza di arresto. La notifica partirà questa mattina.

C’è il riserbo più stretto da parte dell’ufficio del Gip teatino sulla data dell’interrogatorio. Essendo Angelini agli arresti domiciliari, il giudice per le udienze preliminari ha comunque 10 giorni di tempo per sentirlo (5 se l’indagato fosse ristretto in carcere ndr).

Certamente l’ex re delle cliniche, che con le sue dichiarazioni ha fatto scattare l’inchiesta della procura di Pescara sulla Sanitopoli e che, in quella che in gergo si chiama chiamata di correità, ha fatto decapitare la giunta di centrosinistra, dell’ex governatore Ottaviano Del Turco, per presunte tangenti, trascorrerà il primo maggio, la festa dei lavoratori, nella lussuosa abitazione di Francavilla insieme con la moglie Anna Maria Sollecito.
Da lunedì poi, fino a venerdì prossimo, ogni giorno, sarà utile per interrogarlo.

Il suo difensore di sempre, l’avvocato Sabatino Ciprietti, è andato a trovarlo subito dopo l’arresto e anche ieri. Nelle indicazioni dell’ordinanza è l’unica persona che può vedere. «Sta così» dice il legale, sottolineando che, anche se vive nel conforto della sua abitazione, la coazione a non avere alternativa alla costrizione a casa, gli provoca comunque effetti non graditi. Anche perché sembra che quando, martedì all’ora di pranzo, ha visto i finanzieri che gli dovevano notificare l’ordinanza di arresti a casa, ha manifestato tutta la sua sopresa. «Non me l’aspettavo» avrebbe detto agli investigatori che gli leggevano il contenuto del provvedimento.

Angelini è indagato per aver distratto 100 milioni di euro, ma da indiscrezioni sembra che il crack sia di 200 milioni, soldi che facevano parte del bilancio della casa di cura Villa Pini. «Continui prelievi di somme di denaro» si legge nell’ordinanza, «dai conti correnti intestati alla casa di cura Villa Pini, fatti in favore di sé stesso o della Novafin spa la holding del gruppo». Secondo gli investigatori fino ai primi mesi del 2009, Angelini avrebbe operato una continua sostituzione fraudolenta dell’attivo della clinica per surrogare liquidità certe con crediti difficilmente esigibili. Secondo la Finanza questo comportamento fraudolento ha avuto l’aggravante del falso in bilancio: infatti per spiegare il buco della clinica avrebbe iscritto nei documenti contabili della casa di cura fittizi valori dell’attivo, gonfiando contemporaneamente i conti passivi della stessa senza una giustificata motivazione, per una somma di 30 milioni, e lo ha fatto attraverso l’iscrizione di alcune ipoteche sugli immobili per ottenere ulteriori liquidità.

L’inchiesta è uno stralcio di quella condotta dalla magistratura pescarese che nel gennaio scorso ha trasferito una parte degli atti relativi alla sanitopoli a Chieti. Quella parte che trattava della allegra gestione della casa di cura privata. Nei documenti trasferiti, i magistrati di Pescara avevano già ipotizzato la bancarotta fraudolenta. Fu in qualche modo lo stesso Angelini, mentre parlava delle presunte tangenti date a Del Turco, ad ammettere i suoi sperperi. Quando i pm gli domandarono che fine avessero fatto 120 milioni di euro distratti negli anni dalle casse della Novafin, la holding del gruppo Villa Pini, disse: «Sono uno spendaccione, lo sanno anche in Tibet». L’ipotesi di reato è stata iscritta nel nuovo fascicolo aperto dalla procura teatina. Il capo Pietro Mennini, dovendo sviluppare il materiale documentale fornito dai colleghi di Pescara, ha nominato subito un consulente che spulciasse nei complicati conti della casa di cura, mentre la Guardia di Finanza, ha eseguito una serie di sequestri nei garage di proprietà di Angelini dove sono stati trovati oggetti d’arte e tele d’autore preziosissime: opere che possedeva da molto, ma che secondo gli inquirenti sarebbero solo una parte del suo tesoro più corposo e ancora introvabile. E probabilmente in quel contesto, considerato che Angelini stava trasportando quei beni chissà dove, che nelle intenzioni degli investigatori è germogliata la richiesta di arresto, una estrema misura cautelare che fino ad allora era stata evitata. Ma deve essere successo qualcosa di specifico e recente che ha fatto maturare la necessità di impedire all’ex delle cliniche di continuare in questa opera di distrazione. Infatti nelle motivazioni della richiesta di arresti, gli inquirenti sostengono che Angelini stava inquinando le prove e c’era il rischio che potesse continuare nell’opera di distrazione di beni ancora nella sua disponibilità. La Guardia di finanza recentemente ha trovato e sequestrato alcune opere pittoriche di valore in una nota galleria di Roma, dove l’ex magnate della sanità le aveva portate, affinché fossero vendute. Una scoperta fatta perché l’indagato è stato seguito nei suoi numerosi viaggi alla volta della capitale.

Ora nel contesto dell’interrogatorio della prossima settimana certamente la giudice per le indagini preliminari chiederà conto anche di questo. La procura comunque avrebbe già molte frecce al suo arco. Convinta che il futuro rivelerà altre sorprese.

L’inchiesta su Angelini è certamente una delle più importanti degli ultimi dieci anni soprattutto se legata a quella sulla sanitopoli che vedrà celebrarsi il suo primo atto davanti a un giudicante il 12 maggio prossimo.

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