CORONAVIRUS

Conte firma il nuovo decreto: da domani tutti a casa dalle 22

L'Abruzzo è per ora inserito fra le regioni a basso rischio (zona verde), torna l'autocertificazione di notte. Centri commerciali chiusi nei festivi e prefestivi. Barbieri e parrucchieri restano aperti. Ristori assicurati ma si cercano altri soldi

ROMA. Il premier Giuseppe Conte resiste all'ultimo pressing delle Regioni e, a tarda notte, firma il decreto (Dpcm) che istituisce un regime di chiusure differenziate a seconda della fascia di rischio contagio alla quale appartiene una Regione.

COPRIFUOCO E AUTOCERTIFICAZIONI. Il nuovo decreto entra in vigore dal 5 novembre al 3 dicembre. Scatta il "coprifuoco" su tutto il territorio nazionale, dalle 22 alle 5 del mattino e torna l'autocertificazione, necessaria per attestare gli spostamenti per motivi di lavoro o di salute, nelle fasce orarie proibite.

LE TRE ZONE. L'intento è non paralizzare il Paese. Anche per questo sono stati creati tre livelli di intervento: regioni a basso rischio (zone verdi), a medio rischio (arancioni) e ad alto rischio (rosse), sulla base dell'indice Rt di trasmissibilità del contagio e di altri 21 parametri tecnici. Nella Zona rossa rientrano: Lombardia, Piemonte, Calabria, Alto Adige e Valle d’Aosta. Zone arancioni: Puglia, Liguria. In forse il Veneto che può restare nella zona verde. Anche la Campania può finire nella zona rossa. Nella zona verde vanno tutte le altre regioni, compreso quindi l’Abruzzo, salvo peggioramento e cambiamenti dell’ultim’ora.

LE NUOVE MISURE. Tra le misure che riguardano la scuola, l'obbligo di didattica a distanza al 100% per gli istituti secondari di secondo grado, mentre nelle regioni rosse la dad verrà utilizzata già dalla seconda media. Chiusi musei, mostre, come i centri commerciali, ma solo nei festivi e prefestivi. Novità dell'ultima ora è che barbieri e parrucchieri possono restare aperti anche nelle Regioni «rosse».

IL RUOLO DELLE REGIONI. Una riunione finale tra il capo del governo, i capi delegazione, i ministri Francesco Boccia, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli e il sottosegretario Riccardo Fraccaro mette un punto a «singolar tenzone» tra l'esecutivo e le Regioni. Poche le concessioni del primo alle seconde, con un appendice: il capitolo ristori che, su pressing dei governatori, Conte sarà costretto ad allargare rispetto alle previsioni. Sull'elaborazione dei dati - decisiva per stabilire in quale fascia di rischio collocare una Regione - il decreto «garantisce il coinvolgimento» delle Regioni stesse, spiega il governo. Non solo, infatti, i governatori partecipano alla cabina di regia sull'emergenza sanitaria ma nel Dpcm si precisa che il ministero della Salute emetterà le ordinanze di chiusura «sentiti» i presidenti delle Regioni, si sottolinea nella lettera.

I RISTORI. Sulla richiesta di ristori viene assicurato che il decreto sarà varato in settimana, e che le erogazioni saranno «tempestive». Ma ora, a Conte, Gualtieri e Patuanelli spetterà trovare nelle prossime ore i soldi necessari a mitigare la rabbia di commercianti, ristoratori, gestori di bar delle zone rosse: tutti destinati a chiudere per almeno due settimane. La cifra di 1,5 miliardi probabilmente non basterà. E il rebus si complica perché, anche volendo, i tempi per chiedere un nuovo scostamento di bilancio sono strettissimi mentre, solo erogando risorse dopo il 10 dicembre queste potranno essere inserite nelle spese del 2021. E il 10 dicembre, per le Regioni, è troppo tardi. Non solo. Al Mef e al Mise spetterà la complessa modulazione della platea dei destinatari ai ristori in un decreto che mette in campo chiusure «a fisarmonica». E c'è da riaffrontare anche il tema dei congedi parentali, destinati ad allargarsi con la Dad dalla seconda media in poi prevista per le Regioni nello scenario 4.