Igino Giordani, ex direttore del Quotidiano

TODAY

2 maggio

Oggi, ma nel 1964, a Roma, cessavano le pubblicazioni del Quotidiano, organo ufficiale dell’Azione cattolica. L’Avvenire d’Italia ne conserverà la testata con diffusione limitata alla zona romana. La proprietà del giornale era divisa tra la Santa sede, la Democrazia cristiana ed alcune diocesi tosco-emiliane. Nell'aprile 1966 la Conferenza episcopale italiana nominerà una speciale commissione che esaminerà i conti e nel suo responso la commissione manifesterà grande preoccupazione sulle sorti del giornale dato il bilancio in rosso.

Nel 1967 si fonderà con l'Avvenire inglobando anche l'altro principale quotidiano cattolico, L'Italia di Milano, tornando ad avere respiro nazionale, secondo la soluzione caldeggiata da Papa Paolo VI, Giovanni Battista Montini, elevato sul soglio di Pietro il 21 giugno 1963. Quest'ultimo, nel 1944, allora sostituto alla segreteria di Stato vaticana, con l’arrivo degli Alleati a Roma, aveva intuito la necessità della fondazione di un foglio quotidiano che fosse proprio dell’Azione cattolica e ne aveva promosso la nascita. Aveva incaricato della preparazione del nuovo giornale Igino Giordani (nella foto, seduto alla scrivania da direttore), scrittore e politico cattolico, di Tivoli, del 1894, il quale aveva scelto anche il nome della testata. Il primo numero era apparso nelle edicole, l’11 giugno 1944, proprio con Giordani quale primo direttore. Aveva rappresentato fin dalle prime battute una realtà di estrema importanza per il panorama politico del Belpaese in riferimento alla già vasta e sempre più crescente area d'ispirazione cattolica. L'impostazione editoriale d'avvio era caratterizzata dal recupero delle posizioni storiche del cattolicesimo di stampo sociale nel solco della tradizione avviata da don Luigi Sturzo, vera anima del Partito popolare, sia in merito alle problematiche della società, sia sulle tematiche dei rapporti tra Stato e religione cattolica.

Nettamente favorevole al mantenimento del Concordato, il giornale aveva aspramente polemizzato col Partito comunista italiano e, in particolare con l’onorevole Pci Felice Platone, di Azzano d'Asti, classe 1899, che aveva contestato l'articolo dal titolo Neofascismo, pubblicato nell'edizione del 6 febbraio 1946, nel quale Giordani aveva scritto: «Fin dai primi giorni di sua vita questo giornale ha sostenuto la tesi che non ci dovessimo fissare come ossessi sul fenomeno del fascismo o, che fa lo stesso, sul fenomeno dell’antifascismo. Noi vogliamo essere italiani, democratici, cristiani e perciò automaticamente antifascisti; ma non possiamo esaurire la nostra funzione di lavoratori, di cittadini e di credenti nell’antifascismo, cioè in una negazione. Uno non può essere nella sua vita semplicemente antirabbico. Se è persona normale sarà anche antirabbico; ma non ne farà una professione esclusiva di vita». Giordani, eletto all'Assemblea costituente, il 2 giugno 1946, e dall'1 agosto 1946 nominato direttore del Popolo al posto di Guido Gonella, era stato sostituito alla guida del Quotidiano da Federico Alessandrini, di Recanati, del 1905 -il cui nome e cognome rimarranno legati all’Osservatore romano e alla sala stampa vaticana- che aveva mantenuto l'incarico fino al 1950. Nel 1950 Luigi Gedda, che aveva responsabilità organizzative nell’Azione cattolica, aveva proposto la nomina di un vicedirettore, ma Alessandrini non aveva gradito la trovata, temendo di vedere ridotta la propria autonomia e aveva lasciato la direzione che era stata assegnata a Nino Badano, di Torino, del 1911, raffinato intellettuale cattolico, che aveva mutato il taglio del giornale e che era riuscito a rimanere in sella fino al 2 maggio 1964.