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28 ottobre

Oggi, ma nel 1891, a Nova Veneza, nello stato brasiliano di Santa Catarina, Michele Napoli, impresario di origine siciliana, proveniente dagli Stati uniti d’America dove era arrivato da Palermo, direttore della controversa Compagnia di colonizzazione, fondava l’insediamento abitativo, ispirandosi alla bellezza della città lagunare del Belpaese. Anche il nome era la chiara derivazione in portoghese della città di San Marco. Nova Veneza era un modello di agglomerato asilo per emigranti che non partiva dall’iniziativa governativa, come per la maggior parte degli altri punti di raccolta delle maestranze provenienti dall’Italia.

Napoli aveva ottenuto 30mila ettari di terreno, posto all’interno, a 30 chilometri dal mare, in zona collinare semi selvaggia, a prezzo irrisorio. Il viaggio degli emigranti, invece, era finanziato dal governo brasiliano. Come racconterà Piero Brunello, già docente di Storia sociale all’università veneziana Ca’ Foscari, a pagina 18, nel volume “Pionieri. Gli italiani in Brasile e il mito della frontiera”, edito da Donzelli, di Roma, nel 1994. Già a gennaio precedente Napoli aveva costruito le strade principali e avviato la segheria. Dal 27 ottobre 1891 arrivarono 400 famiglie, di origine tricolore, pari a 1660 persone, per lo più provenienti da Venezia, Bergamo e Belluno, giunte grazie all’intervento di Bartolomeo Dal Moro, Bortolo Bortoluzzi, Alfredo Pessi.

Erano italiani che avevano scelto, il più delle volte senza neanche troppa gioia, di lasciare la Penisola per fronteggiare nel nuovo mondo la feroce crisi economica successiva all’unificazione nazionale italiana. Dal Moro risulterà il primo europeo a stabilirsi definitivamente nella nuova realtà latinoamericana. L’attività principale sarà l’agricoltura, con colture preponderanti quali l’uva da vino, miglio e riso, ma anche l’allevamento avrà una parte di rilievo nell’economia locale. Solo marginale, invece, benché presente, risulterà lo sviluppo dell’industria metalmeccanica. Il 95 per cento dei residenti di Nova Veneza risulterà comunque di origine italiana, il 5 per cento sarà composto prevalentemente da immigrati tedeschi e solo in minima parte da brasiliani arrivati dai dintorni. Si parlerà soprattutto il “talian”, sorta di fusione dei vari dialetti delle zone di provenienza unito a qualche influenza portoghese.

Tra vari elementi architettonici copiati all’Italia, incluso un laghetto con gondola, inequivocabile richiamo alla storia della Serenissima, rimarrà caratteristica la casa di pietra (nella foto, particolare) che diverrà attrattiva turistica di proprietà dello Stato. Verrà realizzata dal muratore veneto Luigi Bratti, arrivato a Nova Veneza da Longarone, in quel di Belluno, che, invece di costruirsi un’abitazione in legno, veloce da realizzare ed economica, come faranno gli altri coloni, deciderà di utilizzare, a secco, senza cemento, i grandi sassi di natura vulcanica sporgenti dal terreno che, tra l’altro, impedivano il lavoro di coltivazione. Impiegherà 14 anni, aiutato dalla consorte, occupando nell’opera tutto il tempo lasciato libero dai turni massacranti come manovale edile e la ultimerà nel 1905. Il 21 giugno 1958 Nova Veneza verrà elevato a Municipio. Quest’ultimo, l’1 giugno 1995, verrà suddiviso in tre distretti: Nova Veneza, Nossa Senhora do Caravagio e Sao Bento Baixo.