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31 gennaio

Oggi, ma nel 1973, a Roma, il Senato della Repubblica, presieduto dal democristiano Amintore Fanfani, aboliva l’ergastolo, previsto dall’articolo 22 del Codice penale, e lo sostituiva con pene fino a 30 e 40 anni di reclusione. Si dava in tal modo seguito, in sede istituzionale, al dibattito politico inerente la possibilità di eliminare il carcere a vita dal Belpaese.

Argomento scottante anche in considerazione delle circostanze che vedevano la nazione avvolta dalla violenza del terrorismo nei cosiddetti anni di piombo. Il disegno di legge veniva passato alla Camera dei deputati, guidata dal socialista Sandro Pertini, ma la fine della VI legislatura, che avverrà il 4 luglio 1976, comporterà la sospensione dell’iter. Così l’ergastolo rimarrà nell’ordinamento giuridico nazionale e quello compiuto dai senatori il 31 gennaio 1973 resterà solo un tentativo andato a vuoto. Quello era il primo vero test di rimuovere la possibilità di far restare in cella fino alla fine dei giorni i colpevoli di reati di estrema gravità.

Il 17 maggio 1981 il referendum per l’abrogazione dell’istituto di massima punizione, strumento col quale i partiti intendevano aggirare le secche burocratiche che avevano insabbiato il lavoro del Senato, non riuscirà a sortire l’effetto desiderato soprattutto dai radicali. Questi ultimi, con Francesco Rutelli segretario nazionale, data la prevalenza del fronte del “no”, col 77,37 per cento, contro il 22,63 dei “si”, dovranno ammettere la sconfitta.

L’ergastolo rimarrà in vigore. Proprio come l’aborto, previsto tra gli altri quesiti referendari. Si aggiungeranno i messaggi contro l’ergastolo provenienti dalla Santa sede, attraverso, in successione, Papa Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco, che sottolineeranno come il carcere a vita sia incompatibile con la civiltà giuridica e l’etica cristiana. Verranno sollevati altri dubbi di costituzionalità, soprattutto in merito all’ergastolo ostativo (nella foto, particolare, una delle vignette satiriche realizzate dal disegnatore Vauro Senesi per la campagna 2018 contro l’ergastolo), previsto per l’omicidio volontario aggravato dall’associazione mafiosa. Infatti, stando all’articolo 27, comma 3 della Costituzione, la massima pena prevista dall’ordinamento tricolore risulterebbe lesiva dei diritti dell’uomo. La potenziale, benché di fatto solo teorica, possibilità della struttura punitiva statuale di vedere tra le sbarre un condannato senza una scadenza certa, risulterà anche contraria alla funzione rieducativa del carcere, ma l’ergastolo rimarrà comunque in vigore.