9 MARZO

Oggi, ma nel 1976, a Cavalese, in provincia di Trento, sull’Alpe Cermis, alle 17.20, la fune portante dell'impianto sciistico cedeva. Nello schianto della cabina morivano 42 persone delle 43 presenti a bordo. La struttura cadeva sul fianco della montagna dopo un volo di 200 metri, per poi finire la corsa sul terreno rotolando per altri 100 metri prima di arrestarsi. Il carrello superiore, del peso di 3 tonnellate, schiacciava il tetto dell'abitacolo. Tra le vittime 15 erano bambini di età compresa tra i 7 e i 15 anni. I deceduti erano, complessivamente: 21 tedeschi, per lo più turisti provenienti da Amburgo; 11 italiani; 7 austriaci; 1 francese. Poi vi erano il manovratore ed un operaio dell’impianto addetto alla manutenzione. L’unica sopravvissuta era Alessandra Piovesana (nella foto, particolare, ancora convalescente durante una delle udienze del processo, immagine tratta dall'archivio storico Ansa), di 14 anni, milanese, che era in gita scolastica col liceo classico Giosuè Carducci, futura giornalista della rivista Airone, che riusciva miracolosamente ad essere estratta dalle lamiere benché con le gambe rotte.
L’incidente era determinato dall’accavallarsi delle due funi, quella traente e quella portante, vicino al primo pilone così’ lo sfregamento dell’una sull’altra causava il taglio. Il cavo portante, che si chiamava Ercole, era spesso 52 millimetri, era composto da un intreccio di 148 fili d'acciaio misti a canapa, pesava 58 tonnellate, era lungo 2.340 metri, era in grado di reggere 32 tonnellate. La discesa degli sciatori era suddivisa in due parti: arrivati alla stazione intermedia dovevano passare dalla prima cabina ad una seconda per affrontare il restante dislivello. La cabina precipitava a strapiombo da 50 metri d'altezza. La struttura era stata costruita solo dieci anni prima, nel 1966, quindi non presentava particolari problemi derivanti dall’età e sarebbe dovuta durare altri 20 anni.
La funivia diverrà ulteriormente tristemente nota, il 3 febbraio 1998, quando il cavo portante verrà tranciato dall’aereo dell’aviazione statunitense, pilotato dal capitano dei marines Richard Ashby, a bordo del velivolo Grumman EA-6B Prowler, insieme al navigatore capitano Joseph Schweitzer, causando 20 morti tra i quali 3 italiani. I militari, decollati dalla base statunitense di Aviano, in quel di Pordenone, si renderanno colpevoli del disastro volontariamente eseguendo manovre pericolose a bassa quota e ad alta velocità durante il volo d’addestramento ed effettuando riprese, che poi verranno distrutte, delle loro prodezze.