PALLA AL CENTRO

Esperienza e gestione risorse umane: Ancelotti al top a 62 anni

Vedere Carlo Ancelotti in finale di Champions non è una sorpresa. D’altronde è la quinta volta che gli accade in carriera. Lo è, invece, per alcuni cultori del calcio italiano. Che pensavano avesse imboccato la strada verso il capolinea della carriera dopo il divorzio dal Napoli di De Laurentiis. E, invece, no. E’ ancora sulla cresta dell’onda.

A 62 anni ha vinto la Liga alla guida del Real Madrid ed è in finale di Champions. Altro che bollito! Ha vinto il titolo nel quinto campionato europeo, dopo Premier, serie A, Bundesliga e Ligue 1. E ha conquistato la quinta finale di Champions come nessuno aveva fatto prima. Ha appeso le scarpe al chiodo a 33 anni e ha subito iniziato a frequentare la panchina nelle giovanili e come secondo di Sacchi. Ha maturato tanta di quell’esperienza in giro per il mondo che a parità di condizioni se li mette tutti in tasca. Ha un altro passo. Non è uno che insegna calcio, ma è un gestore di risorse umane come pochi, una qualità a cui abbina anche il lavoro di campo. Ovviamente. Altri tempi quando, a Parma, fece cedere Zola perché non rientrava nel suo 4-4-2. No, con il tempo, Ancelotti ha imparato ad andare d’accordo e a coccolare i campioni. E’ quello che fa ancora oggi.

La differenza la fa l’empatia, il feeling che scatta con il campione a cui consente di esprimersi al massimo per il bene della squadra. Al gruppo dà fiducia e in cambio i giocatori danno l’anima. Significa entrare nella testa dell’atleta e toccare le corde giuste. Lo fa stare bene. Un valore aggiunto alle qualità tecniche. A patto che gli venga data carta bianca.

Florentino Perez era in difficoltà l’estate scorsa dopo il divorzio da Zidane e si è rivolto ad Ancelotti per un bis al Real più che mai entusiasmante. A Napoli, invece, con un presidente che discute con i giocatori era in affanno, aveva difficoltà a entrare in sintonia con il gruppo. Bene, ma non benissimo. Fino al divorzio. De Laurentiis potrà avere tutte le sue motivazioni, ma in quel caso è stato lui a non avere avuto fiducia in Ancelotti. La stessa che gli ha dato Perez ricambiata a suon di successi. E non è finita, perché Ancelotti vorrebbe la coppa dalle grandi orecchie, la 14° per il Rea. Occhio al Liverpool, però, che cerca la vendetta della finale persa nel 2018 a Kiev.