Simona che amava le scarpe rosse

25 Agosto 2019

Simona Petaccia (nella foto) si raccontava così sul suo sito internet: «Il mio lavoro consiste nel far comprendere che “progettazione universale”, significa qualità e sviluppo socio-economico per la comunità e l'imprenditoria, non solidarietà verso i disabili o semplicemente un obbligo di legge. Attraverso la mia attività, accelero quindi il processo che conduce verso città accoglienti per i cittadini che le abitano e per i turisti che le visitano, indipendentemente da: età, condizioni di salute, particolari scelte, allergie o intolleranze alimentari eccetera». Aveva 47 anni, era di Chieti e aveva un debole per le scarpe rosse, Simona Petaccia. Viveva, fin da piccola, su una carrozzina. Aveva trasformato la sua malattia in una risorsa per la difesa dei diritti delle persone, come lei, con diversa abilità. Era una giornalista. Aveva una rubrica sul Corriere della Sera intitolata “Gli InVisibili”. Per il suo impegno aveva ricevuto numerosi premi, fra i quali quello conferito, lo scorso anno, dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, destinato a giornalisti e comunicatori «che superano le barriere». Se n’è andata, l’altra notte, lasciando dietro di sé una scia di gioiosa e testarda vitalità che il tempo farà fatica a cancellare. Per una donna come lei le parole di Shakespeare non suonano forzate: «Salutarsi è una pena così dolce che ti direi addio fino a domani».

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