il caso

Atessa, Borrelli e Mau denunciano per furto il manager Asl

Esposto-querela in Procura contro il direttore generale Flacco dopo il trasloco del letto operatorio dal San Camillo al Renzetti: «Assalto predatorio mentre si discute di come riconvertirlo». E Lanciano scoppia

ATESSA. Giulio Borrelli e il Mau denunciano per furto il direttore generale della Asl, Pasquale Flacco. Avrà conseguenze giudiziarie il trasferimento verso l’ospedale di Lanciano delle nuove sale operatorie del San Camillo. L’ospedale di Atessa smantella mentre quello di Lanciano “scoppia”, in barba a tante promesse fatte nei mesi scorsi. «Il modo di procedere di chi dirige la Asl chietina, nei confronti di Atessa, tuttora presidio ospedaliero, dimostra», dice Borrelli, «che è in atto un vero e proprio assalto predatorio. A marzo del 2015 è stato trasferito, con un atto abnorme dell’ex manager Zavattaro, il personale del blocco operatorio. Su questo fatto sta indagando la Procura di Lanciano su nostra precisa denuncia. La scorsa estate sono stati sottratti un letto operatorio, un respiratore, un letto ortopedico, un monitor multi-parametrico, tre respiratori per terapia intensiva. Poco più di un mese fa è stata ridotta da 5 a 2 giorni la presenza dell’unico anestesista in servizio dopo il trasferimento forzoso del personale chirurgico. Adesso una ditta di traslochi ha portato via un secondo letto operatorio di un’altra sala. Si tratta di attrezzature tecnologicamente all’avanguardia». Borrelli spiega: «Abbiamo denunciato Flacco per furto, oltre che per abuso in atti d’ufficio. È inammissibile che sia depredato in questo modo un ospedale, mentre si sta ancora discutendo come riconvertirlo». Di recente, dopo i ripetuti interventi di Mario Olivieri, presidente della commissione regionale sanità, e di Angelo Muraglia, direttore del Dipartimento della salute abruzzese, era entrato in una fase avanzata il confronto sul futuro del San Camillo. «Chiediamo», conclude Borrelli, «a chi gestisce la sanità pubblica nella provincia di Chieti e ai responsabili della politica regionale di restituire ad Atessa il maltolto. Bisogna dar prova di serietà e coerenza per garantire una riconversione condivisa che tenga conto -come è scritto nell’atto d’indirizzo approvato a Roma- del “fabbisogno e della vocazione del territorio”». Di “furto” parla anche il sindaco Nicola Cicchitti. «Tre sale operatorie all’avanguardia recentemente realizzate con un investimento di 5,9 milioni di euro sono state smantellate. Un vero “affare” chiudere il San Camillo mentre al Renzetti lamentano 400 interventi in lista di attesa da mesi per mancanza di personale. Purtroppo, in pochi hanno capito il motivo per cui l’assessore regionale alla sanità Silvio Paolucci ha chiuso il nostro ospedale: per dirottare le risorse economiche del San Camillo verso l’ospedale di “casa propria”, ovvero di Ortona, dove ha attuato una serie di provvedimenti di potenziamento come: il trasferimento di Dermatologia clinica da Chieti, posti letto di protesica ortopedica e di chirurgia oncologica e un centro regionale per melanomi. Il blocco operatorio del San Camillo doveva e poteva essere un vero polmone per sostenere le difficoltà del Renzetti, ma la politica regionale ha deciso diversamente perché Atessa non ha un governo comunale della stessa parrocchia. Perciò tessa hanno ridotto l’attività ambulatoriale da quattro a due giorni al mese, ridimensionato il laboratorio radiologico e il laboratorio analisi si regge con un solo medico. Sarebbe proprio il caso», conclude Cicchitti, «che certi movimenti e partiti politici rimettessero in discussione la propria posizione per capire se veramente antepongono gli interessi di parte a quelli della salute dei cittadini».

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