Atessa, in fiamme il bar davanti alla Sevel I sindacati: gesto grave, subito chiarezza

Di Matteo (Fiom): bisogna tranquillizzare migliaia di lavoratori che ogni giorno entrano ed escono dalla fabbrica

ATESSA. «L’incendio del bar “Sevel” è un episodio che non va sottovalutato. Bisogna fare chiarezza in tempi stretti». Il segretario regionale della Fiom, Nicola Di Matteo, è rimasto colpito, come tanti altri sindacalisti e operai della fabbrica atessana, dal rogo doloso che ha distrutto il bar-chiosco fuori dall’ingresso principale dello stabilimento dei Ducato. Complice il fine settimana non lavorativo, la notizia si è diffusa solo lunedì. In molti l’hanno appresa anche leggendo il Centro di ieri.

«E’ un fatto molto grave, che si configura come una sorta di attentato», dice Di Matteo che ieri mattina è andato sul posto per vedere di persona cosa è rimasto del bar di Pietro Simigliani e Concetta Pellicciotta, «conosco i proprietari da tanti anni, dice di non aver mai ricevuto minacce. Come sindacato chiederemo alle forze dell’ordine, alla politica, alle istituzioni, di adoperarsi per fare luce sull’episodio, per chiarire se si sia trattato del gesto isolato di un megalomane o che non ci siano altre strategie sotto. Agiremo anche attraverso la rappresentanza interna alla Sevel, perché vanno tranquillizzati migliaia di lavoratori che ogni giorno entrano ed escono da quei cancelli».

Non rilascia dichiarazioni, invece, l’azienda, che ritiene di non avere nulla a che fare con l’atto incendiario, compiuto a una cinquantina di metri dal gabbiotto della sorveglianza interna. È stato proprio un vigilante a notare le fiamme e ad avvertire i vigili del fuoco di Casoli lo scorso venerdì notte.

L’odore acre di bruciato è ancora molto forte a quattro giorni dal rogo. Lo scheletro della struttura è tutto annerito ma regge. Il fuoco ha divorato lamiere e infissi. Due delle tre insegne luminose sono fuori uso, sull’unica che resta campeggia la scritta bar. All’aperto ci sono ancora i tavoli di legno con le panche, ma sono tutti inceneriti. Sotto il sole restano due cartoni di succhi di frutta in bottigliette, arancia e pesca.

Pietro Simigliani non è tornato al bar. Ha passato la mattinata negli uffici del Consorzio industriale del Sangro. «Cerco di capire come fare a far ripartire l’attività senza lasciar passare troppo tempo», racconta al telefono, «ho 60 anni, non sarà facile ma voglio riaprire. Al Consorzio sono stati disponibili ad aiutarmi, mi hanno dato la loro solidarietà». I danni sono stati stimati dai proprietari intorno ai 50 mila euro. Il bancone del bar e altri arredi sono stati recuperati.

Venerdì Simigliani ha chiuso il locale alla solita ora, le 15,30. L’ultimo turno di operai entra in fabbrica alle 22,15 e oltre le 23 c’è movimento nella zona. Intorno a mezzanotte l’incendio è divampato. Sull’asfalto, a qualche metro di distanza, una macchia e una striscia di benzina indicano la strada fatta dalle fiamme fino al distributore delle sigarette. Sul posto sarebbero stati trovati i resti solo di una bottiglietta.

Le indagini dei carabinieri della compagnia di Atessa vanno avanti nel più stretto riserbo.

Stefania Sorge

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