Battaglia di slogan e carte bollate tra Ricci e Di Primio

De Cesare: denuncerò Di Stefano per calunnia Gli outsider Di Francesco, Angeloni e Supino

CHIETI. La guerra tra Umberto Di Primio e Francesco Ricci è iniziata a colpi di acconciature («Meglio calvi che Ricci», gridava uno slogan di Di Primio, anche se poi sono calvi tutti e due), ed è finita in un pantano di carte bollate. Il centrodestra a tre giorni dal voto ha (ri)denunciato il Comune per «indebita esenzione del contributo di costruzione» del Villaggio Mediterraneo (una questione che i giudici hanno già archiviato una prima volta nel 2009).

E ieri un irritato Valter De Cesare, assessore comunale all’Urbanistica, ha annunciato che chiederà al Comune di denunciare a sua volta per calunnia gli estensori dell’esposto (il senatore Pdl Fabrizio di Stefano, l’assessore regionale Mauro Febbo, il candidato sindaco Umberto Di Primio, visibilmente non entusiasta dell’iniziativa dei colleghi di partito). «Perché un senatore della Repubblica non può permettersi di dire che il progetto approvato dalla conferenza dei servizi è diverso da quello portato in Consiglio comunale», ha spiegato de Cesare, che ha puntualizzato: «Se il Comune deciderà di non denunciare, lo farò io personalmente», mentre una seconda querela è annunciata dalla società Villaggio Mediterrano Spa.

E’ la coda avvelenata di una campagna elettorale che Umberto Di Primio e Francesco Ricci hanno giocato sottotono, senza grande dispendio di mezzi (50 mila euro spenderà il primo, altrettanti il secondo), con altri tre competitori Pietro Supino (Chieti Insieme), Giustino Angeloni (Theate Nova) e Eugenio Di Francesco (Forza Nuova), che hanno recitato la parte scomoda degli outsider.

Campagna tranquilla (se si esclude un fastidioso raid alla sede di Rifondazione, la cui serratura è stata “incollata” nottetempo da ignoti), che ha scontato anche una certa disattenzione della politica nazionale, concentrata sulle ben più sensibili elezioni regionali. Povera infatti la passerella dei big in città. Ricci l’ha spuntata però sul centrodestra assicurandosi ieri una visita lampo di Giovanna Melandri e un’affollata giornata martedì scorso con Franceschini, Di Pietro e la Finocchiaro, mentre Di Primio ha portato solo Gasparri, la ministra Meloni e l’eurodeputato Sergio Silvestris, ma neanche un esponente di area Forza Italia.

Un segno che deve preoccupare Di Primio in caso di vittoria. Il giovane avvocato ha già ascoltato in camera caritatis le speranze di una ventina di aspiranti vicesindaco. Altrettanti sono in fila per la carica di assessore. E se alle sette liste della coalizione, tutte ansiose di strappare una rendita dai voti portati al candidato sindaco, si aggiunge anche la fronda azzurra, il quadro si complica ulteriormente.

Per Ricci è più semplice. Il centrosinistra più che nella vittoria spera nel ballottaggio. I bookmakers danno il sindaco uscente all’inseguimento di Di Primio, ma questo permette a Ricci di fare discorsi più liberi sulla futura giunta: due tecnici esterni, giovane età dell’esecutivo. Ieri nel comizio di chiusura ha promesso: «Se vinco martedì sceglieremo la giunta in piazza insieme alla gente».

Quanto ai problemi sul tappeto la guerra tra Ricci e Di Primio è stata una guerra dei bottoni. Lo dice maliziosamente l’assessore Luigi Febo: «Il programma di Di Primio elenca cose già fatte da noi». Il succo è che l’agenda del prossimo sindaco, sia esso Ricci e Di Primio, è scandita dagli stessi appuntamenti: teatro Marrucino, integrazione scalo-centro storico, commercio, rapporto più stretto università-città, rilancio dell’area industriale e via elencando. Difficile trovare una vera cesura tra i due programmi. La differenza è in chi li presenta e nella qualità politica delle alleanze. Ricci garantisce sul già fatto e promette di fare meglio. Di Primio punta sulla «filiera» di centrodestra Provincia-Regione-Governo nazionale. Il resto è affidato a un elettorato stanco e sfiduciato quanto mai.

© RIPRODUZIONE RISERVATA