Chieti

“Bimbo autistico e con malattia rara costretto a un’attesa di più di 5 ore al pronto soccorso”: il caso a Chieti

13 Luglio 2025

L’associazione Autismo Abruzzo denuncia che al Pronto soccorso di Chieti un bimbo autistico e con malattia rara è stato tenuto in attesa per oltre cinque ore

CHIETI. Un bambino di 2 anni e mezzo, affetto da autismo con disabilità grave riconosciuta, da una malattia rara e da air trapping e wheezing respiratorio importante che comporta frequenti crisi respiratorie, è rimasto in attesa per oltre cinque ore al Pronto Soccorso dell’Ospedale SS. Annunziata di Chieti, dopo essere stato accolto con codice bianco al triage. A denunciare il fatto è l’associazione Autismo Abruzzo: “Nonostante la segnalazione da parte dei genitori della condizione clinica e comportamentale del bambino e della concreta impossibilità di tollerare lunghi tempi di attesa, nessuna attenzione particolare è stata riservata al caso da parte del personale sanitario. Il piccolo è noto alla struttura per precedenti accessi, ma questo non ha prodotto alcuna misura di tutela. È l’ennesima, intollerabile, violazione dei diritti di un minore fragile, che avrebbe dovuto ricevere immediata accoglienza e un percorso assistenziale semplificato, come previsto dalle buone pratiche e dai principi fondanti della sanità pubblica. Questo episodio denuncia, ancora una volta, l’assenza di protocolli operativi per l’accesso ai servizi sanitari da parte di pazienti non collaboranti e con bisogni comunicativi complessi, una criticità già più volte segnalata all’assessore alla sanità Nicoletta Verì e oggetto di interventi in sede di Commissione Vigilanza regionale. L’approvazione della recente manovra di rientro per la sanità regionale non può non prevedere un investimento strutturale nella formazione del personale e nell’attivazione urgente di un protocollo regionale per l’accoglienza dei pazienti con disabilità cognitiva, neurologica e comportamentale, in particolare bambini. La gestione attuale è inaccettabile. L’Abruzzo non può permettersi una sanità che ignora chi ha più bisogno. È giunto il tempo delle responsabilità. La tutela della fragilità non può essere delegata alla sensibilità individuale del singolo operatore, ma deve essere garantita da procedure certe e condivise, applicate con rigore in ogni presidio ospedaliero”.