Bufera su Carichieti, fuori Di Tizio

Ispezioni di Bankitalia, il direttore generale sostituito da Sbrolli

CHIETI. Dopo 15 anni Francesco Di Tizio non è più direttore generale della Carichieti, storica banca locale nata nel 1862 col nome di Cassa di Risparmio della Marrucina. La decisione di risolvere il rapporto tra istituto bancario e general manager, consensualmente, nasce dopo l'ultima ispezione di Bankitalia della scorsa estate all'esito della quale il direttorio ha chiesto che l'organigramma dell'istituto bancario teatino venisse cambiato. Al suo posto Roberto Sbrolli nominato ad interim.

Un uragano si è abbattutto sulla banca teatina, nella persona dell'ormai ex direttore generale Di Tizio, teatino doc, che durante la sua gestione ha consolidato e accresciuto la forza dell'istituto di credito, sostenuto fino alla fine dal suo consiglio di amministrazione.

Due sono state le ispezioni della banca centrale nei giro di un anno e mezzo. L'ultima la scorsa estate, prevalentemente concentrata su una partecipata della Cassa teatina, la Flashbank di Milano (che ha filiali nella stessa Milano, a Bologna e a Potenza).

Il nome di un funzionario della sede principale di Milano di Chieti, era finito nelle intercettazioni telefoniche richieste dai pm della procura di Milano Ilda Bocassini, Alessandra Dolci, Paolo Storari e Alessandra Cicchelli che stavano indagando su cinque industriali a capo di società fallite, che operavano a Milano, arrestati poi per associazione mafiosa, (416 bis) finalizzata alla commissione di una serie di reati finanziari. Tra i contatti che questi imprenditori avevano, risultano anche quelli con la partecipata della Carichieti.

All'esito della verifica i funzionari di Bankitalia, hanno deciso che l'organigramma della Carichieti dovesse essere modificato. In una riunione riservata con i massimi vertici dell'istituto bancario teatino, gli ispettori hanno chiesto la testa di Di Tizio.

Quattro mesi sono trascorsi da quelle verifiche formalmente risoltesi con censure di carattere generale per «carenze di organizzazione, nei controlli interni e nelle gestione del credito», durante le quali però gli ispettori sembra abbiano acquisito anche un verbale di particolare importanza, firmato dall'ex direttore Di Tizio.

La Carichieti che, anche con il grande lavoro della Fondazione ha cercato di mantenere la caratterizzazione di istituto di credito locale, nonostante Bancaintesa detenga il 20 per cento delle azioni, è entrata nel mirino di Bankitalia già nel primi mesi del 2009. Una ispezione dello stesso team di funzionari provenienti dalla filiale dell'Aquila, rovistarono nei cassetti dell'istituto di credito. Vennero sezionati file dei computer, programmi e documenti. Iniziò la procedura sanzionatoria con tanto di controdeduzioni del consiglio di amministrazione della banca che però non convinsero completamente gli ispettori, non tanto sui conti e la tenuta economica della banca che risultava a posto, ma sulla gestione del direttore generale. Gli ispettori scrissero: «carenze nell'organizzazione, nei controlli interni e nella gestione da parte del direttore generale», formula consueta. Un «cartellino giallo» che consentì ai funzionari di Bankitalia di proporre al direttorio della banca centrale una sanzione amministrativa di 12 mila euro per il general manager Francesco Di Tizio. Richiesta accolta e firmata dal vicedirettore generale della Banca d' Italia Anna Maria Tarantola, il 6 giugno del 2010. Di Tizio pagò. Due mesi dopo, la ultima definitiva ispezione.

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