Caccia al Dna dell’assassino sotto le unghie di Lorena 

Il marito unico indagato, via all’esame per accertare se la 53enne si è difesa

CHIETI. È caccia al Dna dell’assassino sotto le unghie di Lorena Paolini, 53 anni e madre di due figlie adolescenti, strangolata lo scorso 18 agosto nella sua casa di Ortona. C’è un nuovo sviluppo nell’inchiesta della procura della Repubblica di Chieti in cui il marito della vittima, l’impresario funebre Andrea Cieri, 51 anni, figura come unico indagato con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Ieri mattina il pubblico ministero Giuseppe Falasca ha affidato l’incarico per eseguire un accertamento tecnico irripetibile alla genetista Rossella Ferrante dell’università d’Annunzio di Chieti-Pescara.
IL NUOVO ESAME
L’obiettivo è scoprire se Lorena abbia avuto il tempo di difendersi mentre l’assassino le stringeva qualcosa intorno al collo, probabilmente un guinzaglio del cane, fino a interromperle per sempre il respiro. L’esame, dunque, è finalizzato a individuare il profilo genetico eventualmente presente sotto le unghie della vittima. Non solo: le verifiche disposte dal pm puntano ad appurare la natura del liquido trovato sugli slip e sul corpo della donna, svelando a chi appartiene. Il via alle operazioni è previsto lunedì prossimo. Il Dna sarà poi comparato con quello dell’unico indagato. L’avvocato Francesca Di Muzio, che assiste Silvana Paolini, la sorella di Lorena, si è affidata alla genetista forense Marina Baldi. Cieri, difeso dall’avvocato Maddalena De Gregorio, non ha nominato consulenti di parte.
CELLULARE AL SETACCIO
Sempre ieri mattina, il sostituto procuratore Falasca ha affidato un altro accertamento tecnico irripetibile, quello sul cellulare dell’indagato, sequestrato qualche giorno fa dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Ortona. L’ingegnere informatico Davide Ortolano dovrà effettuare la copia forense della memoria dello smartphone. Magistrato e investigatori vogliono ricostruire le ultime comunicazioni avute da Cieri prima del ritrovamento del cadavere nell’abitazione di contrada Casone, anche per fare luce sull’eventuale movente. Quel giorno a lanciare l’allarme, al momento del rientro a casa per pranzo, era stato proprio l’indagato. Elementi interessanti potrebbero arrivare pure dall’analisi delle conversazioni via chat successive al rinvenimento sulla poltrona del corpo senza vita con un evidente solco sul collo, considerato subito sospetto dagli operatori del 118. Nel corso di due interrogatori, il primo in procura e l’altro in caserma, Cieri si è professato innocente, respingendo con forza un’accusa da ergastolo.
LA FIACCOLATA
Le amiche di Lorena vogliono organizzare una fiaccolata per chiedere giustizia: l’appuntamento, ancora da confermare, è per giovedì. Un appello è stato lanciato anche dalla sorella Silvana: «Voglio solo la verità: devo sapere cosa è successo e come. Qualcosa è accaduto in quella casa. Quella stessa casa è diventata la tomba di Lorena. E io non lo posso accettare». La stessa Silvana ha svelato dettagli che si stanno dimostrando fondamentali per delineare le ultime ore di vita della sorella. «Andrea», ha detto la donna, anche davanti ai giornalisti, «mi ha riferito che quella domenica ha avuto un piccolo diverbio con Lorena».