Chieti, da tutta Italia per adottare un cane: «Richieste in continuo aumento»

La responsabile Romano e un gruppo di volontari gestiscono il rifugio che ospita oggi 120 animali: «Combattiamo il randagismo, purtroppo in tanti portano in casa cuccioli e poi se ne disfano»
CHIETI. «Vengono da ogni parte d’Italia per prendere in adozione un cane. Ed è sempre un bel momento. Tempo fa ricordo una famiglia che, durante una prima passeggiata al guinzaglio con Kardia, fu colpita dallo sguardo di un altro cane, Rocky, che non intendeva assolutamente separarsi dall’amica di sempre. Immediata la decisione di portarli via tutti e due». Si accendono gli occhi di Margara Romano, da anni autentica anima del canile comunale di Chieti che attualmente ospita circa centoventi cento animali. «Sono arrivate richieste anche da Brescia e Milano e, negli ultimi mesi, per fortuna, c’è stato un deciso incremento di adozioni», prosegue, «dopo che, come accade puntualmente in estate, abbiamo avuto problemi di affollamento. È sempre così. Alla vigilia delle vacanze molti cani vengono abbandonati fuori dai nostri recinti oppure i proprietari, impossibilitati o comunque non disposti ad occuparsene più, ce li affidano direttamente». Il canile-rifugio di Chieti, realizzato in contrada Valle Para 25 anni fa dall’amministrazione comunale è intitolato alla memoria di Achille Bonincontro, socio benemerito dell’Associazione Amici degli Animali, presieduta da Danilo Ciancaglini, che ha in gestione una struttura estesa su una vasta area alberata e per la quale il Comune eroga mensilmente circa settemila euro. «Che però non bastano», continua Margara, «e si va comunque avanti attraverso contributi di privati e la disponibilità di quanti provvedono gratuitamente ad alcuni interventi di manutenzione».
Un piccolo mondo in grado di attirare l’attenzione di tanti, anche a livello nazionale. «Contiamo quasi sessantamila follower della nostra pagina Facebook, segno del concreto apprezzamento per un lavoro che tende ad offrire agli animali la miglior situazione possibile arrivando anche a predisporre, per i cani che hanno qualche difficoltà nel socializzare con gli altri, dei recinti a parte». Tutto intorno, volontari e persone di ogni età che si offrono, magari un paio di volte a settimana, per qualche passeggiata con l’amico dell’uomo per definizione, in grado di esprimere, anche in poco meno di un’ora, un affetto profondo e incondizionato. «Purtroppo il triste fenomeno del randagismo non è stato del tutto debellato e notiamo molta leggerezza in coloro che portano in famiglia un cane, scelta che a mio parere rappresenta uno stile di vita, per poi disfarsene come un oggetto. Arrivano intanto pacchi contenenti cibo, coperte, guinzagli, cucce, farmaci e prodotti vari mentre si organizzano incontri con le scolaresche al fine di sensibilizzare i ragazzi all’amore e al rispetto per gli animali e la natura. «Abbiamo iniziato l'attività circa quarant’anni fa attraverso dei recinti realizzati anche grazie alla collaborazione dell’Arma dei carabinieri», conclude Margara, «e ora, in questa struttura, si cerca davvero di accogliere tutti. Cani giovani e meno giovani, sani oppure anche con qualche problema di salute più o meno grave. Le cure, però, sono a volte costose e, in determinati casi, facciamo ricorso a degli appelli sui social. L’ultimo, ad esempio, riguarda Liam, un setter irlandese cieco di circa dieci anni che, dopo esser stato accalappiato, è stato portato qui da noi ed ora ha bisogno di terapie importanti». C’è chi va e chi resta, insomma. Circostanze ed emozioni che vengono trasmesse agli umani attraverso quegli sguardi diretti e prolungati, che solo chi vive con un cane, oppure lo ha avuto a suo tempo in famiglia, può comprendere appieno.

