Chieti, distrugge a martellate il telefono della figlia per una foto 

L’uomo è stato allontanato da casa dal giudice. Le violenze andate avanti per anni. La moglie: «La sera usciva di casa e ci lasciava al buio e al freddo»

CHIETI. Per anni ha insultato e picchiato la moglie e la figlia minorenne. È arrivato a lasciarle al buio e al freddo e a distruggere a martellate il cellulare della ragazzina solo perché aveva pubblicato su Instragram una foto in costume. Un teatino di 48 anni è stato allontanato da casa su decisione del giudice per le indagini preliminari Andrea Di Berardino, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Lucia Anna Campo: l’indagato, finito nei guai con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, non potrà neppure più avvicinarsi alle due vittime. Delle indagini si sono occupati i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Chieti, al comando della tenente Maria Di Lena.
Qualche giorno fa la donna, 38 anni, si è presentata in caserma e ha raccontato la sua tormentata vita domestica: il marito la maltratta da anni, ma lei ha tollerato questi comportamenti per il bene della figlia. L’uomo, in base alla testimonianza della donna, è solito tornare a casa ubriaco e scagliarsi contro le suppellettili. In più occasioni, è uscito all’improvviso dall’abitazione staccando la corrente e il gas e lasciando moglie e figlia al buio e al freddo. Uno degli episodi più gravi è avvenuto a metà agosto, quando ha colpito ripetutamente la 38enne con pugni alla nuca, a tal punto che si è reso necessario l’intervento dei carabinieri. Ma anche la ragazzina, ora quattordicenne, sarebbe stata costretta a subire violenze di ogni tipo. In una circostanza, ad esempio, il 48enne è andato su tutte le furie perché la figlia aveva postato sui social network un’immagine che la ritraeva in costume da bagno. Così, dopo averla presa a parolacce, l’indagato ha impugnato il martello riducendo in mille pezzi lo smartphone della ragazzina. Poi, l’ha afferrata, strattonata e presa a calci.
La risposta di procura e carabinieri è stata immediata in applicazione del “Codice rosso”, la legge entrata in vigore dal 9 agosto che rende più rapido l’intervento nei casi di violenza domestica e di genere. Il giudice ha considerato «lineari» e «coerenti» le dichiarazioni raccolte dagli investigatori: quei «gesti violenti» rappresentano l’«unica forma espressiva che l’indagato è riuscito a manifestare verso la moglie e la figlia, senza nemmeno subire la soggezione delle forze dell’ordine». Il 48enne, difeso dall’avvocato Mauro Faiulli, respinge le accuse.