il caso nazionale

Chieti, ha diritto alla cannabis per curarsi ma non può pagarla: in carcere il pianista Pellegrini

Arrestato a giugno perchè aveva sei piante di marijuana sul davanzale, l'artista malato di fibromialgia è stato arrestato nonostante l'incompatibilità con il suo grave stato di salute. Appelli al governo e digiuni di solidarietà, interrogazione di Melilla (Sel) al ministro di Grazia e Giustizia

CHIETI. «Avvocato mi sento uno stiletto nel cingolo scapolare, Mi aiuti. Non ce la faccio più». È l’appello di Fabrizio Pellegrini dal carcere di Chieti al suo difensore, il segretario dell’associazione Amnistia, Giustizia e Libertà Abruzzo, Vincenzo Di Nanna, che ieri mattina ha visitato Pellegrini in carcere, trovandolo in condizioni davvero precarie. Il 47enne di Chieti, rinchiuso a Madonna del Freddo dallo scorso giugno per coltivazione di cannabis, malato di fibromialgia, non avendo più a disposizione la marijuana che dice di assumere a scopo terapeutico, adesso, riferisce Di Nanna, «sta molto male. È molto dimagrito, non riesce a dormire», continua l’avvocato, «non può assumere alcune terapia sostitutiva. Rifiuta i medicinali a base di oppiacei per intolleranza, peraltro certificata da anni. L’unica “cura” che ha a disposizione è lo “yoga” che pratica, a causa della mancanza di spazio in cella, sulla sua branda». Il ricorso presentato da Di Nanna per il differimento della pena è al vaglio del magistrato di sorveglianza di Pescara.

È stata depositata anche una relazione medico-legale dal dottor Giambattista Montini che dimostrerebbe la manifesta incompatibilità con il regime carcerario. A Fabrizio Pellegrini l'Asl locale ha certificato la necessità di una terapia a base di cannabinoidi. Solo che costa 500 euro al mese, e l'uomo - che lavora poco proprio per la malattia che lo perseguita - quei soldi non li ha. Per lui la Regione Abruzzo non ha mai attivato il Fondo, 50mila euro, previsto da una legge regionale, considerata la più avanzata in Italia. Da otto anni Pellegrini entra ed esce da tribunali e carceri. La prima volta venne arrestato per "possesso a fini di spaccio" di droga dalla squadra mobile di Chieti. Non vuole comprare marijuana sul mercato nero, i 500 euro mensili quando ha potuto li ha chiesti agli amici, collette, poi ha scelto la strada dell'autocura dando sempre risalto pubblico alle sue necessità e alle sue coltivazioni.

La vicenda di Pellegrini è diventata una storia-simbolo mentre a Roma è scontro sulla legalizzazione delle droghe. Per la scarcerazione di Pellegrini arriva così uno sciopero della fame e un appello ai ministri Andrea Orlando e Beatrice Lorenzin lanciato dai Radicali che hanno aderito con un digiuno a staffetta all’iniziativa nonviolenta di Andrea Trisciuoglio, segretario dell’associazione LaPiantiAmo e malato di sclerosi multipla, il quale a sostegno di Pellegrini ha deciso di sospendere la propria terapia a base di cannabinoidi. Tra i primi firmatari, il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, il tesoriere Valerio Federico, il segretario dell'Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo e il tesoriere Marco Cappato, impegnati nella raccolta firme sulla legge popolare Legalizziamo!, che prevede, insieme alla regolamentazione legale della cannabis e alla decriminalizzazione dell’uso di tutte le sostanze, il più ampio accesso possibile alla cannabis terapeutica. Sul caso di Pellegrini il deputato abruzzese di Sel, Gianni Melilla, ha presentato oggi una interrogazione al ministro di Grazia e Giustizia Andrea Orlando. (a.i.)

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