Chieti, i debiti del Comune Di Primio: "Non sono miei"

Il sindaco rompe il silenzio e trova una spiegazione: colpa del centrosinistra

CHIETI. «Gli ispettori ministeriali sono degli scostumati. Ho assicurato loro stanza e computer per un mese, ma quando sono andati via non mi hanno neppure ringraziato per l'ospitalità». Comincia così il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, la conferenza nella quale, dopo giorni di attesa, ha preso la parola per spiegare le condizioni finanziarie di Palazzo d'Achille. Un Comune in gravissimo deficit di liquidità, in fase di predissesto, secondo le risultanze emerse dalla relazione contabile-amministrativa redatta il 31 ottobre scorso.

Di Primio si è presentato con l'assessore al Bilancio, Roberto Melideo. Nessun altro esponente politico di primo piano del Pdl o della maggioranza di centrodestra, che da due anni governa la città, è comparso al suo fianco. Un sindaco solo, o isolato, come l'hanno definito nei giorni scorsi i presidenti dell'associazione politico-culturale Idee Abruzzo, Donato Marcotullio e Cesare Iacobucci, gli unici fino a oggi a esprimere un commento preoccupato sullo stato dei conti dell'amministrazione nell'area del centrodestra. Condizione che rischia di far precipitare il Comune di Chieti, per la seconda volta in vent'anni, nella bancarotta.

Solo o isolato, in ogni caso all'attacco. «La relazione ministeriale comprova soltanto ciò che fin dall'insediamento ho sempre dichiarato», dice il sindaco, «cioè che la situazione lasciata da chi mi ha preceduto era ben più grave di quanto fosse stato sbandierato dalla sinistra».

Per Di Primio, è tutta colpa degli altri. Di chi ha governato la città prima di lui, in particolare la giunta di centrosinistra che per soli cinque anni nel dopoguerra ha amministrato la città. Poco importa, se il sindaco del Pdl è stato per anni il vice di Nicola Cucullo, e che dal 1993 siede costantemente tra i banchi del Consiglio, soprattutto su quelli di maggioranza. Irrilevante, che la relazione ministeriale affondi il bisturi su almeno due decenni di allegra gestione delle finanze, Di Primio interpreta le 150 pagine della relazione ministeriale in un'unica direzione.

«Le risultanze degli ispettori», ribadisce, «si concentrano in massima parte, manco a dirlo, con annualità che non hanno nulla a che fare con la mia gestione». Avrebbe voglia di tirarsi indietro del tutto - «Non posso assumermi responsabilità che non sono mie» - poi però quando qualcuno gli fa notare che casualmente si è candidato, ed è stato eletto sindaco, si corregge: «Poiché sento in pieno su di me la responsabilità di amministrare questa comunità, ho voluto aprire una stagione nuova nella gestione della macchina comunale, improntata a una rigida politica di sobrietà ed efficienza finanziaria».

Risultati che tuttavia sono sfuggiti ai due ispettori, i quali puntualmente annotano nell'elenco degli atti illegittimi proprio la delibera del bilancio previsionale 2011 approvata dalla giunta Di Primio. Rilievo su cui il sindaco del Pdl preferisce glissare, tornando a rivolgere l'attenzione sui suoi predecessori, in primis Francesco Ricci e l'amministrazione di centrosinistra.

«Come può», si chiede, «la minoranza accusare la mia giunta quando nella relazione si fa riferimento al periodo 2006-2010?». Poi elenca una serie di rilievi, a suo dire tutti riconducibili alle vecchie maggioranze: bassissima capacità di programmazione, difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi di bilancio per gli anni che vanno dal 2004 al 2008; non corretta applicazione dell'avanzo riferita al bilancio di previsione 2007; indebitamento per debiti fuori bilancio ascrivibili agli anni 2006 2010.

«Tutti debiti non creati da me», riprende Di Primio, «quanto alla spesa corrente, questa voce è aumentata del 22,4% quando amministrava qualcun altro, non il sottoscritto». Nelle lista delle responsabilità degli «altri», Di Primio include il mancato monitoraggio dei residui di bilancio, «sui quali noi siamo invece intervenuti con decisione, riuscendo a ridurre di 19 milioni di euro i residui attivi e di 17 milioni quelli passivi».

Su chi ricadranno le responsabilità dello sfascio, lo deciderà eventualmente la Corte dei conti che potrebbe chiamare a risarcire vecchi e nuovi amministratori, ma intanto come pensa di uscire da questa difficile situazione? «L'obiettivo è uno solo: massimo contenimento possibile della spesa. Sono consapevole che questo momento storico vertiginosi ed epocali cambiamenti. Saremo chiamati a mettere in campo scelte forse impopolari, ma sono sicuro di poter contare sull'appoggio della maggioranza, che seguirà un percorso condiviso ancorché difficile. Di fronte a questa situazione economica, abbiamo oggi il compito di garantire un'amministrazione capace di continuare a programmare per il futuro, dando risposte alla città, avendo come priorità la manutenzione delle opere pubbliche e, soprattutto, le politiche sociali. Mai come in questo momento», prosegue il sindaco, «la nostra città vede profilarsi segnali inequivoci di una gravissima emergenza sociale, rappresentata soprattutto dalle numerose vertenze occupazionali: Sixty, ex Burgo, ex Oliit e altre».

Già, mai prima era accaduto. Ultima azione annunciata: «L'ufficio ragioneria predisporrà le controdeduzioni alla relazione ministeriale».

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