Maurizio Acerbo, Fabrizio Pellegrini e Vincenzo Di Nanna (foto tratta da Radio Radicale)

Chieti, Pellegrini libero annuncia una nuova battaglia per la cannabis terapeutica

Conferenza stampa del musicista malato di fibromialgia davanti al policlinico: «Sono perseguitato dalla legge mentre il sistema sanitario non ottempera alle necessità dei cittadini»

 

CHIETI. Riparte dal policlinico di Chieti, anzi dall'ufficio anagrafe del Comune di Chieti, dove si è recato per chiedere la residenza dopo averla dovuta trasferire a Roma negli anni scorsi, la battaglia di Fabrizio Pellegrini, il pianista chietino di 49 anni tornato in libertà dopo aver scontato la pena per coltivazione di cannabis. A Pellegrini la Asl non riconosce i farmaci cannabinoidi per curare la fibromialgia dalla quale è affetto. Questa mattina Pellegrini, che dallo scorso 28 luglio è tornato libero grazie a una riduzione della pena pari a un anno, accompagnato dal suo legale, l'avvocato Vincenzo Di Nanna, segretario di Amnistia Giustizia e Libertà Abruzzi, ha tenuto una conferenza stampa, alla quale ha preso parte anche il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, davanti all'ospedale teatino dove, non appena ottenuta la residenza, verrà presentata la domanda per avere il farmaco necessario a curare la fibromialgia.

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«Nel 2006 presentai in questo stesso luogo la prima richiesta ospedaliera di importazione dei cannabinoidi - afferma Pellegrini - e dopo undici anni succede che ho subìto il travaglio delle carceri, degli arresti, della soluzione autonoma, dell'autoproduzione che è sanzionata e sono tornato adesso. La mia odissea sta per finire, la conclusione è il soddisfacimento dell'erogazione farmaceutica».

«Spero che la cannabis arrivi al più preso anche perché i tempi - aggiunge Pellegrini - non possono dilatarsi più di tanto. La proposta di Maurizio Acerbo fu la migliore presentata, poi però è stata disapplicata, anzi è stata manipolata e quindi aggiustata a piacere di chi ha pensato bene di escludere la mia patologia ed escludere anche me. Io non mi arrendo, vivere in questo Paese con un inghippo sanitario del genere sarebbe come non garantire il principio costituzionale. Non posso né negare né asserire che coltiverò marijuana, però l'ovvietà è che sia soddisfatta la richiesta che stiamo per protocollare». «Così - conclude il musicista - non si può andare avanti: sono perseguito dalla legge mentre il sistema sanitario non ottempera alle necessità dei cittadini richiedenti». Dal canto suo Acerbo evidenzia che, quando era nella sua veste di commissario ad Acta, il presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso emanò un decreto che esclude dall'erogazione gratuita dei farmaci a base di cannabis proprio la fibromialgia: «La legge di cui fui proponente è stata giudicata dagli esperti la più avanzata d'Italia e fu approvata all'unanimità - sottolinea Acerbo - ma il decreto si basa su un comma che fu abrogato prima dell'entrata in vigore, quindi abbiamo il caso unico di una norma inesistente che cancella una legge in vigore. L'abbiamo fatto presente anche durante un confronto in commissione, ma l'assessore regionale alla Sanità, Paolucci, nega l'evidenza». E, spiega infine Acerbo, a causa di questa situazione «i cittadini che hanno il diritto di ricevere i farmaci sono costretti a procurarsi la cannabis per altre vie e a rischiare problemi con la giustizia invece di usufruire dei canali legali: è una vergogna, noi siamo solidali con Fabrizio Pellegrini e con tutti i pazienti abruzzesi a cui è negato l'accesso alle cure».