Chieti, il carcere di Madonna del Freddo

CHIETI / CORONAVIRIS

Covid: positivi 55 detenuti e 5 agenti. Protesta Voci di dentro

Lo Piccolo denuncia la drammatica situazione carceraria a Madonna del Freddo: "E' il risultato di un sistema penale che prevede solo la punizione"

CHIETI. Sono 55 i detenuti del carcere di Chieti risultati positivi al Coronavirus. Positivi, in base agli ultimi tamponi effettuati in questi giorni, anche 5 agenti di polizia penitenziaria. Lo afferma Francesco Lo Piccolo, direttore di Voci di dentro, il mensile dell’omonima associazione di volontariato. “Su un centinaio di detenuti che ci sono a Chieti , il dato è altissimo e gravissimo”, osserva Lo Piccolo che aggiunge: “Mentre in Italia in questo ultimo anno tutto è cambiato e sono state chiuse scuole, cinema,musei, eccetera, le carceri hanno continuato a funzionare al solito modo: come discarica di problemi sociali. In questi mesi sono state incarcerate persone con pene minime, anche al di sotto dei due o tre anni o con residui di pena per reati vecchi di cinque o dieci anni. Il carcere di Chieti ha celle piccole e fatiscenti, era normale che il contagio si diffondesse in questo modo. Ecco il risultato di un sistema penale che vede solo la punizione del carcere, quando le alternative c'erano e ci sono: arresti domiciliari, braccialetto e affidamenti in comunità. Come Voci di dentro lo chiediamo da sempre”.

Il direttore di Voci di dentro contesta anche la decisione di trasferire le donne della sezione femminile di Madonna del Freddo a Rebibbia per trovare nuovi spazi per i positivi dell’istituto: “Gran parte delle donne in carcere a Chieti sono dentro per furti o droga, insomma piccoli reati: in una fase di emergenza come quella di questi mesi invece che trasferirle dovevano essere mandate a casa ai domiciliari. E andava fatto per tempo”. “Follia e la vecchia idea della pena come vendetta" chiosa Lo Piccolo "hanno determinato una situazione ingestibile. Direzione del carcere e polizia penitenziaria si trovano in prima linea, a rischio di contagio, costretti, e davvero lo fanno con dedizione, a lavorare in condizioni estreme, in pochi e abbandonati da una politica che non ha saputo fare prevenzione. Una politica penale giudiziaria assolutamente sbagliata che ignora i propri doveri e le proprie responsabilità facendo pagare tutto ciò alla polizia penitenziaria oltre che ai detenuti”.