D’Alessandro: Ciapi travolto dai debiti la chiusura è vicina

21 Novembre 2012

Il capogruppo regionale del Pd attacca l’assessore Gatti «Regione inadempiente, traditi tutti gli impegni»

CHIETI. La fine del Ciapi apre incognite enormi su un capitolo ricco, quello della formazione, che rischia di diventare esclusivo appannagio dei privati. Camillo D’Alessandro, capogruppo in Consiglio regionale del Pd, ha incontrato i lavoratori dell’ente di formazione dello Scalo. Duro il commento alla fine della riunione, da cui emerge anche un fatto paradossale. Il passaggio di proprietà della sede del Ciapi, deciso con l’ultima finanziaria regionale d’inizio anno, non è stato ancora perfezionato, né sembra potrà mai esserlo.

Una capitalizzazione importante per l’ente, alle prese con debiti maturati in passato che sfiorano i 3 milioni. Stando a D’Alessandro, e alla conferma del direttore dell’ente, Paolo Cacciagrano, la Regione oltre a non aver ancora trasferito la proprietà dell’immobile, non ha neppure versato le quote associative degli ultimi tre anni, per un totale di oltre un milione e 800 mila euro. «Un altro sfregio si sta consumando senza colpo ferire, la chiusura del Ciapi è alle porte», sibila D’Alessandro, «ho incontrato i lavoratori e le rappresentanze sindacali e mi pare che non esista alcun progetto da parte della Regione. Ancora una volta si palesa un atteggiamento pilatesco e si evita di entrare nel merito della questione. Non si tratta di difendere l’esistente a tutti i costi, ma di capire perché si è arrivati alla Fondazione Ciapi indebitata e all’associazione omonima la cui esposizione finanziaria sfiora addirittura i 3 milioni di euro».

D’Alessandro ricorda che l’assessore Paolo Gatti, il 9 luglio del 2010, sottoscrisse un verbale con i sindacati, impegnandosi a estinguere la Fondazione per fare transitare tutti i lavoratori nell’associazione, ma anche a liquidare l’associazione Ciapi e a istituire un nuovo soggetto che assorbisse tutti i 38 dipendenti dell’ente, 16 dei quali oggi sono dislocati in Regione.

«Dal 2010», continua il capogruppo regionale del Pd, «non si è fatto nulla. Anzi, si è arrivati all’orlo del precipizio. Forse perché il Ciapi non ha sede nella provincia dell’assessore Gatti, ma solo in quella di Mauro Febbo. In Abruzzo serve o non serve la formazione? Di quale tipo? Deve garantirla il privato e basta? Quale possibilità di integrazione ci può essere? Quanto del lavoro del Ciapi può essere salvaguardato e diventare utile per l’Abruzzo? La Regione» prosegue D’Alessandro, «è totalmente inadempiente rispetto ai suoi precisi obblighi: inadempiente nel versamento delle proprie quote associative, nel trasferimento dei beni immobili, nel pagamento del personale Ciapi trasferito alla Regione».

Su quest’ultimo punto, Cacciagrano aggiunge: «In realtà, pendeva un accordo, oggi stipulato, con Equitalia, sui contributi pregressi non versati, che ora rifonderemo a rate. Questo accordo ci permette di procedere con i pagamenti degli stipendi da luglio in avanti, almeno per tre mensilità. È bene precisare che il bilancio dell’odierna amministrazione gode di un sostanziale equilibrio, anche se continua a pesare l’esposizione debitoria maturata nelle vecchie gestioni, tra il 2006 e il 2008».

Sipo Beverelli

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