E' morto lo studente in coma

Espiantati gli organi al giovane caduto per gioco nella casa in costruzione

SCERNI. Non ce l'ha fatta Simone Di Giovanni. L'elettroencefalogramma dello studente di 17 anni caduto lunedì notte dalla tromba delle scale di una casa in costruzione a San Giacomo, non segnalava più l'attività cerebrale. Trascorse le 6 ore previste dalla legge, i medici hanno staccato le macchine che tenevano in vita il giovane e i genitori hanno autorizzato l'espianto degli organi.

L'ultimo atto d'amore nei confronti del figlio. Gli amici più cari hanno raggiunto ieri pomeriggio Pescara per stringersi ai familiari. La maglia bianca e verde del Real San Giacomo, la squadra di calcio in cui Simone giocava e che quest'anno ha vinto il campionato di terza categoria conquistando la promozione in Seconda, è ancora lì nella sua camera, nel punto in cui Simone l'aveva lasciata prima di uscire da casa domenica sera per partecipare ad una festa di compleanno. Simone, studente del terzo anno di Agraria a Scerni, quella maglia non l'indosserà più. Il delicato intervento chirurugico a cui è stato sottoposto non è bastato a salvargli la vita.

La notizia ha fatto sprofondare nel dolore l'intero paese. Gli amici sono sotto schock. «Non doveva finire così», ripetono fra le lacrime. Con il passare delle ore si fa più chiara la dinamica del tragico incidente. Mancavano venti minuti alle 2, lunedì notte, quando Simone insieme ad altri quattro amici con i quali aveva partecipato ad un festa di compleanno ha imboccato la strada di casa. In contrada San Giacomo, però, il gruppetto ha deviato verso il fabbricato in costruzione. 

La comitiva sembra avesse notato un conoscente che si appartava nel cantiere ed ha deciso di seguirlo. Doveva essere un gioco. Una goliardata per concludere fra le risate l'allegra serata. Troppo alto il prezzo pagato da Simone. Il ragazzo, infatti, a causa del buio non ha visto la tromba delle scale ed è precipitato nel vuoto battendo la testa dopo un volo di 5 metri. Inutili i soccorsi del 118 e il trasferimento dello studente prima all'ospedale di Vasto, poi in quello di Pescara.  E ora papà Nicola, operaio edile della Smi, la società di inerti della famiglia Marrollo, e mamma Laura, che lavora nel bar dell'area di servizio Sangro Est sull'A14, a Torino di Sangro, non si danno pace.

Né le attenzioni del figlio maggiore, Andrea, 23 anni, studente universitario, né quelle degli amici di Simone riescono a consolarli.  «Non sarà facile riempire il vuoto lasciato da Simone. Era un giovane pieno di vita, di iniziative e di interessi», è la descrizione del ragazzo fatta dal sindaco Donato D'Ercole. «La sua vicenda addolora tutti», ripete il primo cittadino. Grazie al carattere gioviale, infatti, Simone riusciva a farsi voler bene da tutti. Non era solo un bravo calciatore: suonava anche in un gruppo musicale. Aspettava la fine della scuola per dedicarsi al suo hobby preferito: i concerti con la band. Tanti i progetti rimasti nel cassetto della scrivania della sua camera insieme alla maglia bianco-verde. Per papà Nicola e mamma Laura c'è un unica consolazione: altri giovani vivranno con gli organi di Simone.

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