Ex carabiniere ucciso, inflitto l’ergastolo 

Omicidio Cianfrone: carcere a vita a Spagnulo e 16 anni alla moglie. Il pm: pena troppo bassa per la donna, farò appello

MOZZAGROGNA. La Corte d'Assise di Macerata ha condannato all'ergastolo Giuseppe Spagnulo e a 16 anni di carcere sua moglie Francesca Angiulli per l’omicidio di Antonio Cianfrone, 50 anni di Mozzagrogna, ex vice comandante della caserma dei carabinieri di Monsampolo. Il delitto è avvenuto a Spinetoli, in provincia di Ascoli Piceno, il 3 giugno del 2020. I coniugi di origini pugliesi, lui 56 anni e lei 52, sono accusati di concorso in omicidio premeditato e porto abusivo di arma. Il procuratore di Ascoli Umberto Monti aveva chiesto il carcere a vita per entrambi, ma i giudici hanno riconosciuto alla donna l'attenuante della minima partecipazione.
Marito e moglie attendono ora di conoscere le motivazioni della sentenza di condanna. Hanno sempre negato di aver ucciso Cianfrone: i killer arrivarono in moto e freddarono a colpi di pistola l’ex carabiniere lungo la pista ciclopedonale di San Pio X a Spinetoli, mentre faceva footing. Sul pronunciamento della Corte d'Assise hanno avuto un peso rilevante i risultati della perizia balistica secondo cui, sul casco integrale sequestrato a Spagnulo, c’erano due particelle caratteristiche dei residui dello sparo di arma da fuoco. Stesso esito per le particelle rinvenute sulle manopole della moto. Per il perito «esiste compatibilità tra queste particelle caratteristiche dei residui dello sparo di arma da fuoco presenti sugli stub e le popolazioni di particelle di origine certa, riconducibili alla vittima e non sono riconducibili a contaminazione ambientale». I due killer in moto, volto ovviamente coperto dal casco integrale, vennero ripresi da diverse telecamere lungo il percorso, comprese quelle di un bar di Spinetoli dove i coniugi Spagnulo furono chiaramente identificati e, con loro, anche gli abiti che indossavano; si trattò di una vera e propria esecuzione. Non essendo stati rinvenuti bossoli sulla scena del delitto, presumibilmente l'assassino utilizzò una pistola a tamburo. L'arma non è mai stata ritrovata. Secondo il procuratore il movente è da individuare nel profondo rancore servato da Spagnulo e Angiulli nei confronti di Cianfrone, per motivi però mai esattamente chiariti. «Non mi convince la condanna a soli 16 anni per Angiulli che non ritengo congrua, per cui facilmente farò appello», ha detto il procuratore.
Cianfrone era stato sospeso dall’Arma anni fa, in seguito a un’inchiesta che lo vedeva coinvolto per concussione. Dal giorno dell’arresto non è mai rientrato in servizio. (cr.ch)