Famiglia nel bosco, i genitori rifiutano la casa offerta dal sindaco

I coniugi non accettano compromessi e dicono no alla proposta del Comune. L’alloggio messo a disposizione aveva acqua corrente, elettricità e servizi igienici
PALMOLI. Non è una questione di soldi, né di abitazione. È una scelta di vita che non accetta compromessi. Nathan Trevallion e Catherine Birmingham dicono no all’offerta presentata dal sindaco di Palmoli Giuseppe Masciulli: un appartamento dato in uso gratuito dove la famiglia avrebbe potuto vivere in attesa della ristrutturazione di quella che, per il tribunale per i minorenni dell’Aquila, è un «rudere fatiscente», ma che per la coppia anglo-australiana è, semplicemente, casa.
Nella sua proposta Masciulli aveva elencato i vari comfort di cui il piccolo casolare, un unico locale immerso nel bosco di Palmoli, è sprovvisto e che la struttura offerta dal Comune, invece, ha: bagni interni, acqua corrente, riscaldamento funzionante, elettricità alimentata da pannelli fotovoltaici. Un salto verso la modernità con un occhio all’ambiente, in altre parole, ma che non attrae Nathan e Catherine. L’ennesima dimostrazione di quanto la loro ostinazione non sia una moneta di scambio per ottenere di più al tavolo delle trattative, ma la conseguenza di scelta di vita chiara, decisa, che esclude qualsiasi diritto di replica. Proprio per questo la coppia ha accettato di eseguire i lavori di adeguamento strutturale richiesti dal tribunale per i minorenni dell’Aquila. Il progetto di ampliamento prevede in primis la costruzione di un bagno (con sistema di fitodepurazione) collegato all’abitazione principale, ma non è escluso che si aggiungano altri miglioramenti. Il punto fondamentale, quello su cui non sono disposti a trattare, è il luogo dove crescere ed educare i loro figli: quell’oasi di pace in un angolo sperduto d’Abruzzo, immerso nei boschi del Vastese, dove la vita scorre lenta e lo stress della modernità suona come un’eco lontana. Quell’idillio che il provvedimento dei giudici e il circo mediatico dopo lo scoppio del caso hanno spezzato, ma che Nathan e Catherine sperano di ricreare quando tutto questo sarà finito. In realtà, c’è stato un momento in cui la famiglia ha dovuto accettare una sistemazione alternativa. Bisogna tornare agli inizi di questa vicenda, a quell’intossicazione da funghi del settembre 2024. Il primo tassello del domino a cadere. Da lì era partita la visita dei carabinieri nella loro casa nel bosco in cui erano state evidenziate le «criticità strutturali e igienico-sanitarie dell’abitazione», ricorda il sindaco Masciulli. A quel punto l’amministrazione aveva proposto loro di alloggiare gratuitamente in un’altra casa a Palmoli, giusto il tempo necessario a ristrutturare il loro casolare. L’offerta, agli occhi di chi apprezza i comfort, è ancora più confortevole di quella attuale: un’abitazione con tre camere da letto, cucina, soggiorno, due bagni e ripostigli, e dotata di tutte le utenze, riscaldamento a metano e caminetto a legna. La famiglia accettò, ma solo per 10 giorni. Per Nathan e Catherine tutto ciò non era sufficiente ad abiurare dai loro principi. Quindi il ritorno in quel casolare nel bosco, dove il suono dei grilli scandisce il tempo come lancette e la pace regna sovrana. Un posto invivibile per alcuni; per altri, più semplicemente, casa.
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