Palmoli

Famiglia nel bosco, i tre fratellini non tornano a casa: lo stile di vita al vaglio dei giudici

5 Dicembre 2025

I bimbi restano nella struttura di Vasto, attesa la decisione del tribunale. Assenti i genitori

L’AQUILA. I tre bambini del bosco di Palmoli non tornano a casa: restano nella struttura protetta di Vasto. È il primissimo esito dell’udienza di ieri pomeriggio davanti al tribunale per i minorenni dell’Aquila, dove sono comparse le parti tecniche per un confronto dopo l’ordinanza con cui la figlia maggiore di 8 anni e i gemellini di 6 (un maschio e una femmina) sono stati allontananti dai loro genitori, Nathan Trevallion e Catherine Birmingham. I legali della famiglia, gli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas, hanno chiesto la revoca del provvedimento. La presidente Cecilia Angrisano e il giudice relatore Roberto Ferrari si sono riservati: la decisione è attesa nelle prossime ore. Ma tutto lascia pensare che, considerando la complessità del procedimento e il tempo relativamente breve trascorso, difficilmente già nei prossimi giorni i piccoli potranno tornare a vivere con mamma e papà. Al momento resta fissata l’udienza del 16 dicembre prossimo di fronte alla Corte d’appello, dove la difesa ha depositato il reclamo. I legali, naturalmente, rinuncerebbero al ricorso solo qualora il tribunale dovesse annullare la misura originaria. Almeno per ora, dunque, la responsabilità genitoriale resta sospesa.

Gli uffici giudiziari di via Acquasanta vivono una giornata di pressione mediatica costante, assediati da giornalisti, fotografi e operatori televisivi che presidiano l’ingresso fin dalla tarda mattinata. Il primo “assalto” si registra all’arrivo dei difensori: gli avvocati faticano a farsi largo nel groviglio di telecamere e microfoni che ostruisce il passaggio verso l’aula. «Abbiamo fiducia nella magistratura, speriamo nel ricongiungimento, forniremo altri elementi utili, ma per ora non possiamo dire nulla», dice Solinas. Oltre la porta chiusa, siedono anche la tutrice Maria Luisa Palladino e la curatrice speciale dei minori, Marika Bolognese.

Nathan e Catherine non ci sono: restano confinati nei loro rispettivi, e ora separati, mondi. Catherine si trova a Vasto, ospite della stessa struttura che accoglie i figli, ma vive il paradosso di una vicinanza fisica che non corrisponde a una piena condivisione di vita: i suoi incontri con i bambini sono scanditi dai ritmi della mensa, limitati ai momenti della colazione, del pranzo e della cena. Nathan è invece a Palmoli, immerso nel silenzio della casa del bosco, solo, lontano dagli affetti più cari, impegnato a riempire le ore vuote accudendo gli animali, in un tentativo di preservare una normalità domestica che attende di essere riabilitata. Il confronto tra le parti tecniche e i giudici si protrae per due ore, denso e articolato.

La strategia messa in campo dagli avvocati di Nathan e Catherine punta su un clima di totale collaborazione e la ferma volontà dei genitori di instaurare un dialogo costruttivo, superando le incomprensioni che hanno segnato i rapporti con i servizi sociali nei mesi scorsi. Quegli scontri, culminati con l’arrivo degli assistenti sociali alla porta dei Trevallion scortati dai carabinieri dopo un presunto rifiuto a mostrare i bambini, vengono archiviati come un passato da lasciarsi alle spalle. Ora la parola d’ordine è cooperazione.

Il nodo dell’intera vicenda, quello dell’abitazione, trova una soluzione concreta. La coppia anglo-australiana accetta di trasferirsi in una casa vicina, offerta dal ristoratore Armando Carusi. Si tratta di una dimora che garantisce quell’immersione nella natura irrinunciabile per la famiglia, ma che offre al contempo tutti i crismi della modernità e della sicurezza: acqua corrente, elettricità, elettrodomestici. Una sistemazione ponte, necessaria in attesa che vengano avviati e completati i lavori di adeguamento nella proprietà di contrada Mondola. Il progetto, incentrato sulla bioedilizia e in attesa di deposito formale, prevede interventi sostanziali: l’ampliamento della struttura con una nuova stanza, la realizzazione di un bagno dotato di sistema di fitodepurazione e infissi nuovi. Interventi che mirano ad azzerare alla radice ogni potenziale pericolo per la sicurezza dei bambini, rispondendo punto per punto alle criticità sollevate nell’ordinanza.

Anche sul fronte della scuola, la difesa gioca carte importanti. Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha già chiarito la regolarità formale della procedura attivata dai genitori per l’apprendimento domiciliare. Tuttavia, il dibattito si accende sul tema della socialità, uno dei pilastri su cui si fonda l’ordinanza del 20 novembre, che evidenziava l’isolamento dei bambini dai coetanei e da figure adulte esterne al nucleo familiare. C’è una distinzione sottile ma fondamentale per comprendere la filosofia di vita dei Trevallion: la scelta educativa non ricade sul semplice homeschooling, ma sull’unschooling. Un metodo pedagogico che rifiuta l’imposizione di un piano didattico standardizzato per lasciare che l’apprendimento sia guidato interamente dagli interessi e dalla curiosità naturale dei bambini. Una differenza sostanziale rispetto all’istruzione parentale classica, che prevede programmi e talvolta tutor esterni, ma che rivendica una sua dignità e legittimità.

Agli atti finiscono anche le relazioni degli assistenti sociali e degli operatori della casa famiglia. I bambini appaiono in buono stato di salute, mostrano un’apertura verso gli altri e, dato cruciale, un legame affettivo solido e profondo con la madre. Catherine viene dipinta come una figura genitoriale empatica, capace di intercettare i bisogni emotivi dei figli e di rispondervi con attenzione, smentendo nei fatti l’immagine di un genitore distaccato o inadeguato.

Quando l’udienza volge al termine, sono quasi le sei di sera. All’uscita dal palazzo di giustizia, gli avvocati Femminella e Solinas vengono nuovamente inghiottiti dalla calca dei cronisti, a caccia di un segnale o di una tempistica certa. «È stata un’udienza assolutamente proficua, lunga, come avete potuto vedere», commentano i legali mantenendo un profilo di cautela. «Si prospetta una proficua collaborazione. C’è una riserva di ordinanza, quindi per adesso non possiamo anticipare nulla a livello di tempistiche. Di sicuro, possiamo dire che è stata un’udienza positiva. Si è parlato degli elementi già attenzionati nel reclamo, restiamo disponibili e fiduciosi». Nessuna promessa, nessuna data sul calendario, ma la netta sensazione che il muro contro muro sia caduto e che il dialogo con le istituzioni sia ripartito su basi nuove.

Ora inizia il tempo dell’attesa. Un tempo sospeso che per Nathan e Catherine ha il sapore della distanza e della speranza. Lui nella casa vuota di Palmoli, lei nella struttura di Vasto dove può esercitare il suo ruolo di madre solo a orari prestabiliti. Entrambi coltivano un desiderio che va oltre le carte bollate e le strategie processuali: che una decisione positiva dei giudici arrivi in tempo utile. Perché il loro obiettivo, l’unico che conta davvero in queste ore di incertezza, è poter riabbracciare i tre figli e trascorrere il Natale insieme, riuniti sotto lo stesso tetto, qualunque esso sia.