Palmoli

Famiglia nel bosco, l’assalto delle Iene: «Privacy violata»

25 Novembre 2025

Così i magistrati hanno motivato il provvedimento. L’inviata Nina Palmieri: «Stasera la replica»

PALMOLI. «I genitori hanno fatto partecipare i figli a una trasmissione televisiva a diffusione nazionale – Le Iene – nel corso della quale sono state descritte le condizioni di vita della famiglia, violando il diritto dei minori alla riservatezza e alla tutela dell’identità personale». È uno dei passaggi più rilevanti del provvedimento con cui il tribunale per i minorenni dell’Aquila ha sospeso la potestà genitoriale all’australiana Catherine Birmingham e al britannico Nathan Trevallion.

Lo scorso 12 novembre il curatore speciale aveva segnalato al tribunale che, il giorno precedente, era stato messo in onda quel servizio. Nel documento non viene contestato soltanto l’operato dei genitori – accusati dai magistrati di «fare uso dei propri figli allo scopo di conseguire un risultato processuale a essi favorevole» – ma anche la condotta della trasmissione Mediaset, ritenuta non conferme alle norme inerenti alla tutela dei minori. Per farla breve, secondo la camera di consiglio presieduta dal magistrato Cecilia Angrisano, non è stata garantita la protezione dell’identità dei bambini, riconoscibili nelle immagini nonostante i tentativi di oscuramento.

“La famiglia che vive nel bosco”. Così si intitola il servizio delle Iene andato in onda lo scorso 11 novembre. Nel video, i figli di Catherine e Nathan vengono ripresi dalla telecamera accanto alla giornalista marsicana Nina Palmieri. L’intenzione dichiarata dalla famiglia, infatti, era quella di dimostrare all’opinione pubblica che i bambini vivono in un ambiente sano e felice, nonostante non frequentino la scuola e vivano senza elettricità e bagno interno. Ma secondo quanto scritto nel provvedimento, l’intento reale – per il tribunale – era un altro: «I genitori, con tale comportamento, hanno mostrato di fare uso dei propri figli allo scopo di conseguire un risultato processuale a essi favorevole, e», proseguono i magistrati, «tale risultato processuale è da essi perseguito non all’interno del processo, ma invocando pressioni dell’opinione pubblica sull’esercizio giurisdizionale».

L’articolo violato è il numero 50 del Codice in materia di protezione dei dati personali, che vieta la diffusione di informazioni o immagini idonee a identificare un minore coinvolto in un procedimento giudiziario; l’articolo 16 della Convenzione New York sui diritti dell’infanzia; l’articolo 8 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo e, infine, l’articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Assente nella lista, l’articolo 7 della Carta di Treviso, che obbliga i giornalisti a evitare ogni elemento che consente «l’identificazione di un minore», ricordando che «il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato primario rispetto al diritto di cronaca».

L’inviata delle Iene risponderà alle accuse questa sera, nel corso della nuova puntata dedicata alla famiglia di Palmoli. «Replicheremo oggi con il servizio, al momento non aggiungo altro», chiude la Palmieri.