Gemelli morti in grembo: medico assolto a Lanciano

“Il fatto non sussiste” per un ginecologo del Renzetti accusato di procurato aborto

LANCIANO. Assolto perché il fatto non sussiste. Si è chiuso con un’assoluzione con formula piena il delicato processo, con rito abbreviato, nei confronti di Giuseppe Salvatore, ginecologo dell’ospedale Renzetti che doveva rispondere del reato di procurato aborto ai danni di una donna di Fossacesia, che nel novembre 2009 perse, alla 37ª settimana di gestazione, ossia sette giorni prima del parto, i gemellini che portava in grembo per una trombosi al cordone ombelicale. Questo, nonostante due settimane prima della tragedia, la donna avesse chiesto di poter partorire perché non si sentiva bene.

Un processo lungo e doloroso per la famiglia e per il medico, aperto dopo che il giudice per ben due volte, in sede di udienza preliminare, aveva respinto la richiesta di archiviazione fatta dalla Procura. Addirittura si arrivò alla richiesta dell’imputazione coatta.La Procura, cioè, ha dovuto formulare la richiesta di reato di procurato aborto.

«Al medico si imputava di aver avuto un comportamento negligente per non aver effettuato controlli preventivi, analisi mirate previste dai protocolli medici all’inizio di una gravidanza a rischio e per non averli effettuati durante le gestazione per rilevare sofferenze fetali», ha sostenuto l’accusa. Invece, come sostenuto in aula dai legali del medico, Aldo e Stefano La Morgia, non ci furono responsabilità.

Anche due super perizie presentate già al gup escludevano ogni responsabilità del ginecologo che aveva in cura la donna. Il giudice ha quindi sentenziato l’assoluzione.

Resta comunque il dolore per una tragica morte che risale al 6 novembre 2009 quando la donna andò in ospedale per eseguire il tracciato che, però, non captò il battito dei cuoricini dei bambini che pesavano 2 chili e 300 grammi ciascuno. (t.d.r.)

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