Golden Lady, la Regione aiuta la trattativa

Gissi, il vicepresidente Lolli al sit-in. Confermato l’interesse della coop Adrilog a rilevare l’azienda

GISSI. Golden Lady un anno dopo. Non è cambiato nulla. O forse sì. Gli ammortizzatori sociali stanno scadendo e le maestranze rischiano di restare senza lavoro. È cambiato anche il governo regionale. Il futuro degli oltre 300 dipendenti della fabbrica di calze della Val Sinello, tuttavia, è sempre incerto.

Ieri mattina i lavoratori sono tornati a riunirsi davanti allo stabilimento chiuso ormai da mesi dopo il fallimento della riconversione.

Un pacato presidio che ha urlato lo sdegno di quanto accaduto. Accanto a loro, come sempre, i sindacati. Questa volta all’ennesimo grido d’aiuto oltre alla Provincia, ha risposto anche la Regione. A Gissi è arrivato il vicepresidente Giovanni Lolli. Sia lui e sia il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, hanno garantito un intervento teso a risolvere la situazione. Nel frattempo la Regione farà da intermediaria per la concessione di due mesi di cassa integrazione in deroga. Un lasso di tempo entro in quale ognuno, per quanto di competenza, dovrà battersi per salvare 300 posti di lavoro.

La Adrilog , la cooperativa di San Salvo che gestisce il gruppo Conad, ha confermato il proprio interesse a rilevare una fetta dell’azienda. Sessanta i lavoratori che sarebbero riassorbiti per il riciclaggio di indumenti usati. Per altri 240 colleghi l’attesa di una soluzione è diventata esasperante.

Non ci sono notizie su nuove iniziative imprenditoriali. Franco Zerra (Cisl), Giuseppe Rucci (Cgil) e Arnaldo Schioppa (Uil) non si arrendono e continuano a combattere al fianco dei lavoratori. Cgil, Cisl e Uil attraverso il nuovo presidio hanno inviato un pro-memoria a tutti i protagonisti della estenuante vertenza.

I sindacati e i lavoratori chiedono che vengano assunti formalmente degli impegni per traghettare finalmente la ex Golden Lady verso un porto sicuro. Le tute blu grazie alla cassa integrazione in deroga saranno un po’ più tranquille. Ma non basta.

«È arrivato il tempo di ricevere certezze», affermano amaramente i lavoratori. (p.c.)

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