Il Comitato: referendum sul progetto

Le rassicurazioni di sindaci e gestori dell'impianto non convincono
CHIETI. Il progetto per il trattamento degli imballaggi non convince il Comitato ambiente Valpescara. Per vederci chiaro promuove un confronto pubblico giovedì 9 giugno alle 20.30 nel piazzale dell'hotel Enrica a Brecciarola e pensa a un referendum locale, perché il sì o il no all'impianto sia il più corale possibile.
Non è bastato, dunque, l'incontro in Camera di commercio di venerdì con il presidente della cooperativa Area, Romeo Battistelli. Accanto ai sindaci di Chieti, Umberto Di Primio, e di Casalincontrada, Concetta Di Luzio, il tecnico ha cercato di dare i numeri sostanziali dell'impianto.
«Non emergono però ancora con chiarezza», dicono dal Comitato, «tutti i materiali che verranno trattati. I codici Cer, catalogo europeo dei rifiuti, previsti nel progetto, sono di più di quelli indicati nella brochure e ridotti a carta, legno, plastica, alluminio e ferro». Il comitato ha superato le 400 adesioni e, oltre a Lorenzo Cesarone del movimento consumatori Acai, raduna residenti di Brecciarola, Ripacorbaria, Casalincontrada e Manoppello.
All'incontro di venerdì nell'ente camerale per il Comitato erano presenti Lucio Minnucci e Marcello Scurci.
Proprio Minnucci aveva sottolineato come tra i Cer ci fossero anche pannolini, che poco hanno a che fare con gli imballaggi, e gomma. La cosa che più inquieta è la difficoltà di accesso agli atti. «Abbiamo chiesto alla Regione i documenti, ma ancora non abbiamo nulla», continuano dal Comitato, «in più è strano che per un impianto di questa portata non si faccia il più minimo accenno alla richiesta di Vas, valutazione ambientale strategica. Eppure ci sarà una movimentazione di merci e tir, circa 4.500 all'anno solo in ingresso, a ridosso di un'area abitata e a vocazione agricola».
Non convince neanche la ricaduta occupazionale dell'impianto. «A parte la poca chiarezza sulle modalità di reclutamento degli ex Burgo», prosegue il Comitato, «che entrerebbero come soci lavoratori in cooperativa, versando una cospicua somma di denaro e sacrificando la propria mobilità nel rischio imprenditoriale, non si capisce a che servono 70 dipendenti. Battistelli ha detto che la cernita dei materiali sarà meccanica e l'uomo interverrà solo in una parte finale e marginale. E' vero che ha accennato a uomini da impiegare nella movimentazione merci e nella manutenzione degli impianti ma 70 sono davvero tanti». Per l'autosufficienza dell'impianto, poi, non basterebbe, a loro dire, l'energia prodotta con il fotovoltaico. «Da dove arriverà o come si produrrà l'altra che serve? Non è stato specificato», conclude il Comitato, «noi andremo avanti per far sì che siano rispettate le normative e le leggi vigenti in materia ambientale. Presenteremo alla Regione osservazioni al Via, valutazione di impatto ambientale, e studieremo la possibilità di un referendum locale, come emerso nell'incontro di venerdì».
Non è bastato, dunque, l'incontro in Camera di commercio di venerdì con il presidente della cooperativa Area, Romeo Battistelli. Accanto ai sindaci di Chieti, Umberto Di Primio, e di Casalincontrada, Concetta Di Luzio, il tecnico ha cercato di dare i numeri sostanziali dell'impianto.
«Non emergono però ancora con chiarezza», dicono dal Comitato, «tutti i materiali che verranno trattati. I codici Cer, catalogo europeo dei rifiuti, previsti nel progetto, sono di più di quelli indicati nella brochure e ridotti a carta, legno, plastica, alluminio e ferro». Il comitato ha superato le 400 adesioni e, oltre a Lorenzo Cesarone del movimento consumatori Acai, raduna residenti di Brecciarola, Ripacorbaria, Casalincontrada e Manoppello.
All'incontro di venerdì nell'ente camerale per il Comitato erano presenti Lucio Minnucci e Marcello Scurci.
Proprio Minnucci aveva sottolineato come tra i Cer ci fossero anche pannolini, che poco hanno a che fare con gli imballaggi, e gomma. La cosa che più inquieta è la difficoltà di accesso agli atti. «Abbiamo chiesto alla Regione i documenti, ma ancora non abbiamo nulla», continuano dal Comitato, «in più è strano che per un impianto di questa portata non si faccia il più minimo accenno alla richiesta di Vas, valutazione ambientale strategica. Eppure ci sarà una movimentazione di merci e tir, circa 4.500 all'anno solo in ingresso, a ridosso di un'area abitata e a vocazione agricola».
Non convince neanche la ricaduta occupazionale dell'impianto. «A parte la poca chiarezza sulle modalità di reclutamento degli ex Burgo», prosegue il Comitato, «che entrerebbero come soci lavoratori in cooperativa, versando una cospicua somma di denaro e sacrificando la propria mobilità nel rischio imprenditoriale, non si capisce a che servono 70 dipendenti. Battistelli ha detto che la cernita dei materiali sarà meccanica e l'uomo interverrà solo in una parte finale e marginale. E' vero che ha accennato a uomini da impiegare nella movimentazione merci e nella manutenzione degli impianti ma 70 sono davvero tanti». Per l'autosufficienza dell'impianto, poi, non basterebbe, a loro dire, l'energia prodotta con il fotovoltaico. «Da dove arriverà o come si produrrà l'altra che serve? Non è stato specificato», conclude il Comitato, «noi andremo avanti per far sì che siano rispettate le normative e le leggi vigenti in materia ambientale. Presenteremo alla Regione osservazioni al Via, valutazione di impatto ambientale, e studieremo la possibilità di un referendum locale, come emerso nell'incontro di venerdì».
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