Il pm di Lanciano: "Honda truffata, Di Lorenzo va processato"

Il procuratore Vecchi firma il provvedimento per l’ex vicepresidente. Con lui imputati la moglie, due figli e altri quattro imprenditori dell’indotto

LANCIANO. Dall’avviso di conclusione delle indagini alla richiesta di rinvio a giudizio. Per il procuratore facente funzioni del tribunale di Lanciano, Rosaria Vecchi, è da processare l’ex vicepresidente di Honda Italia, Silvio Di Lorenzo, già direttore dello stabilimento di Atessa. Con lui la Procura chiede il processo anche per la moglie, Giovanna Piera Maesa, i figli Matteo e Francesco, e i manager di aziende dell’indotto Honda Pietro Rosica, Isaia Di Carlo, Gabriele Scalzi e Antonio Di Francesco. Sono loro gli otto imputati accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni della Honda nel periodo dal 2006 al 2010.

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La vicenda giudiziaria era nata all’indomani di un esposto che la multinazionale delle due ruote aveva inviato in Procura quantificando anche in 10 milioni di euro i presunti danni subiti dalla gestione del suo ex vicepresidente. Secondo le accuse che ora saranno vagliate dal giudice per le udienze preliminari, Di Lorenzo sarebbe stato ai vertici di raggiri - sempre da dimostrare in fase di giudizio - attraverso l’utilizzo di società che facevano capo a lui nella esecuzione di beni e servizi a volte anche senza contratti. Sarebbero stati poi autorizzati pagamenti favorendo proprio le aziende che ruotavano intorno a lui. Secondo la Honda, questo modo di fare avrebbe creato alla multinazionale danni rilevanti.

Di Lorenzo, dal canto suo, ha sempre rigettato le accuse, sostenendo di avere agito nel solo ed esclusivo interesse della Honda che evidentemente dal lavoro delle aziende dell’indotto avrebbe beneficiato di rilevanti economie. Secondo la Procura, invece, dietro questo modo di operare si sarebbero costruiti anche ingiusti profitti che confluivano nelle società e che venivano ripartiti tra i sodali. Sempre secondo le accuse, gli imputati si avvalevano di strutture societarie in cui si avvicendavano titolarità di quote sociali e legale rappresentanza per assicurare che si trattasse di società-schermo create dagli stessi imputati.

Di Lorenzo è stato per 30 anni dirigente Honda, incarico che ha lasciato nel 2012. È stato anche presidente di Confindustria Chieti e della Camera di commercio Chieti. In una lettera inviata al vertice Honda e diffusa agli organi di informazione il 10 luglio 2014, aveva sostenuto «che le scelte e le decisioni aziendali sono state condivise negli anni con altri 9 dirigenti italiani, il comitato esecutivo aziendale, il consiglio di amministrazione, il collegio sindacale e la società di revisione e certificazione».

L’indagine sulla presunta truffa è stata condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Chieti. Il provvedimento di chiusura delle indagini era stato firmato dal procuratore Francesco Menditto prima del suo trasferimento alla Procura di Tivoli.

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