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Indotto Honda, mobilità bloccata

Stop fino a marzo per 35 dipendenti su 63 di Progetto Meccanica

CASOLI. È bloccata fino a marzo la procedura di mobilità per 35 dipendenti su 63 della Progetto Meccanica, une delle fabbriche più grandi dell’indotto Honda. Nei giorni scorsi Isaia Di Carlo, titolare dell'azienda rilevata dal fallimento della ex Verlicchi, ha incontrato dipendenti e sindacati per illustrare la difficile situazione dello stabilimento, per anni monocliente Honda. Invece che i licenziamenti diretti si provvederà, solo fino a marzo, alla mobilità volontaria. Se non ci saranno soluzioni, l’azienda si vedrà tuttavia costretta a riaprire le trattative per i licenziamenti. «A rischio non ci sono solo 35 dipendenti», aveva detto al Centro Di Carlo nei giorni scorsi, «ma l’intero stabilimento che a fine anno rischia di chiudere». Secondo la proprietà le difficoltà sono scaturite dall’atteggiamento della Honda che, a fronte di prodotti competitivi e di qualità da reperire sul territorio, preferisce rifornirsi altrove.

Critica è tuttavia la Uilm per voce di Achille Di Sciullo, del direttivo provinciale. «Abbiamo appreso che la proprietà possiede uno stabilimento in Serbia», sottolinea Di Sciullo, «da che pulpito allora si critica la Honda quando si parla di investimenti all’estero, in paesi in cui il costo del lavoro è più basso? Se la proprietà portasse qui un po’ del lavoro che ha in Serbia non ci sarebbe bisogno di licenziare nessuno».

Intanto il 31 gennaio è previsto un incontro tra la dirigenza Honda e le segreterie provinciali ed Rsu di Fiom, Fim e Uilm. «Chiederemo di rispettare gli accordi assunti al ministero dello Sviluppo economico», dice Domenico Bologna, segretario generale Fim-Cisl. «secondo il piano industriale Honda quest’anno dovremmo produrre 70mila moto, dubito che ci arriveremo con questi ritmi. E finora non c’è mai stato nessun incontro di verifica. Questo territorio ha già perso centinaia di posti di lavoro a causa della crisi Honda e solo dallo stabilimento di Atessa sono uscite 277 persone».

Daria De Laurentiis

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