Lanciano, sale a 3 anni e 9 mesi la condanna per usura a un ex carabiniere

La condanna a tre anni e 8 mesi di reclusione per “usura a promessa” verso un imprenditore frentano (oltre a falso ideologico) è stata sostanzialmente confermata e ritoccata con un mese di reclusione in più

LANCIANO. La Corte d’appello dell’Aquila ha sostanzialmente confermato la sentenza inflitta in primo grado dal tribunale collegiale frentano a Giuseppe Di Risio, 49 anni, di Casalbordino, ex carabiniere processato per usura, sulla base delle denunce di tre imprenditori sangrini. La condanna a tre anni e 8 mesi di reclusione per “usura a promessa” verso L.T., imprenditore frentano, e falso ideologico è stata confermata e ritoccata con un mese di reclusione in più, ma la corte ha rigettato la richiesta della Procura generale di allungare la pena e di riconoscerlo colpevole per i capi di imputazione relativi a un caso di usura e calunnia e per omessa denuncia per i quali già in primo grado fu assolto.

Un’arringa di un’ora è stata quella fatta dal difensore di Di Risio, l’avvocato Alessandro Troilo, per far rigettare la richiesta della Procura di 5 anni di reclusione e di condanna per tutti i cinque capi di imputazione di cui l’ex carabiniere ha dovuto rispondere anche a Lanciano. Due capi di imputazione erano per usura, uno verso L. T., per il quale è stato ritenuto colpevole - gli avrebbe prestato 35mila euro, tra ottobre 2006 e gennaio 2007 chiedendogli interessi del 20 per cento - l’altra usura verso G.S., reato per il quale è stato assolto perché il fatto non sussiste. Assolto perché il fatto non sussiste anche per l’omessa denuncia di una notizia di reato e per calunnia. La corte ha ribadito la sentenza di primo grado, allungandola di un mese per la continuazione di un reato: 3 anni e 9 i mesi inflitti per usura e falso ideologico, assoluzione per gli altri capi.

Di Risio, che fin dall’arresto avvenuto nel 2008 ad opera della polizia di Lanciano, si è sempre proclamato innocente, dicendo di essere vittima di un amico al quale prestò dei soldi perché era in difficoltà, che tra l’altro non glieli ha mai ridati, ha subito un processo lungo più di tre anni. «Siamo un po’ delusi dalla sentenza», dichiara l’avvocato Troilo «anche se siamo riusciti a riconfermare le assoluzioni. Aspetteremo le motivazioni e faremo ricorso in Cassazione perché non ci fu alcuna usura».

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