Marrucino, il nodo del teatro: ma la Regione garantisce i fondi

27 Dicembre 2025

Quaglieri: «I soldi ci sono, la sinistra monta sceneggiate». Ma il vicesindaco De Cesare: «La stagione rischia di non partire»

CHIETI. È una partita a carte tra offerte, bluff e rilanci quella per il Teatro Marrucino. Il tavolo non è quello dei pranzi di Natale tra parenti, ma quello del bilancio regionale: un risiko in cui il piatto chiede centinaia di migliaia di euro ma rischia di doversi accontentare degli avanzi. Ad oggi risultano 13mila euro previsti come copertura straordinaria per il palco teatino, fra i più prestigiosi d’Italia per la stagione lirica e un’istituzione bicentenaria per l’Abruzzo della cultura. Cifra che fa tremare i polsi delle istituzioni locali e degli addetti ai lavori. Tanto è vero che questa mattina, alle ore 10, il Partito Democratico cittadino ha indetto una protesta davanti alle porte del teatro per chiedere un aumento dei finanziamenti. Il rischio? «Così sarà impossibile avviare la stagione teatrale e il Marrucino sarà destinato alla chiusura», spiega il vicesindaco e assessore a Cultura, Turismo e Attività produttive, Paolo De Cesare al Centro. Lo fa senza mezzi termini: «Credo che ci sia una svista importante dal punto di vista della allocazione delle risorse necessarie stabilite dalla legge finanziaria. Siamo rimasti spiazzati, dovrebbero esserci almeno 300mila euro», spiega il vicesindaco, precisando che in ogni caso quella cifra sarebbe «ancora insufficiente a sostenere un’istituzione come il Marrucino».

LA REGIONE RISPONDE

A poche ore dalla manifestazione che coinvolge anche il sindaco Diego Ferrara, è proprio l’assessore regionale al Bilancio, Mario Quaglieri, a rispondere alle accuse di negligenza verso il teatro di Chieti. Prima di tutto bollando la protesta pacifica come «inutile» e liquidandola con una battuta: «Invito, sin da ora, coloro volessero partecipare a questa “inutile” sceneggiata montata ad arte dalla sinistra, di impiegare il tempo cercando serenità e godendo del calore familiare in questo periodo di festività». Poi precisando: «Oltre ai fondi nazionali previsti per la ristrutturazione (annunciati dal ministro Alessandro Giuli durante la visita in città per AmamiTeatro, ndr), la Regione, in sede di approvazione di legge di bilancio, provvederà in aula, lunedì e martedì, a seguito delle entrate registrate di fine anno, così come già ampiamente spiegato ai colleghi di minoranza durante le sedute di Commissione Bilancio, a predisporre adeguato emendamento per sostenere i costi del 2026, garantendo così l’intera stagione teatrale». Poco più avanti nella nota, i «colleghi della minoranza» diventano «urlatori» o «Roberspierre di turno» che sventolano «la bandiera della rivoluzione», mentre la Regione si dice pronta a rimpinguare le cifre nel testo normativo.

una legge per il teatro

«Non esiste una cultura di serie A o B», dice Quaglieri nella sua nota al vetriolo. Non li nomina ma gira attorno all’accusa degli eventi spot: la Notte dei Serpenti, palco pescarese in una voce del bilancio (con la Transumanza) da 450mila euro per il 2026, è solo uno dei casi contro cui la minoranza punta il dito. Il capogruppo regionale del Pd, Silvio Paolucci, si era scagliato per primo contro questa disparità. Che per De Cesare è «impensabile. Per questo noi abbiamo proposto alla Regione una legge ad hoc sul Marrucino ed eventualmente per le altre grandi istituzioni. Realtà come il Marrucino non dovrebbero essere paragonate a manifestazioni spot o ad altre realtà che non possono vantare quella storia e quel peso sulla scena nazionale». Legiferare per dare al Marrucino una tutela economica che ne riconosca il prestigio e l’unicità. Ma la linea di questo orizzonte è lontana: per il momento le istituzioni locali chiedono solo di ripristinare i fondi necessari, quel tetto minimo di 300mila euro che è il cuore di un teatro che resiste su quattro linee di finanziamento: quella della Regione Abruzzo, del ministero della Cultura, del Comune e dei proventi generati dalla bigliettazione stagionale. Ma se quei fondi non torneranno «non partirà la stagione evidentemente», spiega De Cesare.

la lettera del comune

Di eventi spot avevano parlato anche il sindaco Ferrara insieme al presidente del Consiglio comunale Luigi Febo, in una lettera destinata al presidente Marco Marsilio. È il grande pomo della discordia che spacca la politica abruzzese: «Il Marrucino», si legge nella lettera, «non è un evento spot, né una voce accessoria di bilancio ma un presidio culturale stabile, luogo di produzione, lavoro, formazione, occupazione e attrattività turistica». Per questo la scelta della Regione appare «grave e incomprensibile», nonché «un progressivo e ingiustificato disimpegno della Regione Abruzzo nei confronti di un teatro storico, simbolo identitario non solo per Chieti ma per l’intero territorio regionale» anche alla luce degli impegni «assunti solo pochi giorni fa in occasione recente visita del ministro della Cultura Giuli e delle dichiarazioni pubbliche sulla centralità del Marrucino e la volontà di sostenerne il rilancio. Nutriamo non solo sconcerto, ma anche una grandissima preoccupazione per l’intero monte di finanziamento per fare funzionare il Marrucino. Non possiamo accettare che una comunità intera venga trattata in questo modo, che un’istituzione di tale valore venga messa in difficoltà per scelte che appaiono politicamente miopi e culturalmente ingiustificabili». Sono giorni in cui si profilerà il destino di un teatro e di una città che si sentono sedotte e abbandonate dalle istituzioni. Ma a intermittenza la speranza compare nel buio come le luci del Natale.

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