Medico scampa alla valanga mortale

17 Ottobre 2014

Anna Lisa Di Loreto, di Castel Frentano, è in Nepal con una spedizione: almeno 50 vittime nella slavina vicina al suo campo

CASTEL FRENTANO. La valanga ha sfiorato il loro campo a poco più di 4mila metri, nel Nepal nord occidentale. Ma poco più su, la violenta tempesta di neve ha fatto vittime e dispersi. Adesso per la ridiscesa della spedizione saranno necessari almeno quattro giorni sotto la guida di uno sherpa esperto. Anna Lisa Di Loreto tornerà a breve dall’Himalaya a Castel Frentano per riabbracciare sua sorella Paola e raccontarle quest'esperienza.

Chi è. Annalisa Di Loreto si è laureata in medicina e chirurgia a Padova specializzandosi in medicina fisica e riabilitazione; è responsabile dell’area età evolutiva al centro di riabilitazione Anffas di Teramo. Appassionata di montagna, ha ereditato la passione per la medicina da suo padre Fileno, prematuramente scomparso, e da suo nonno Eduardo, medico-poeta, sue le famose operette “Lune e spose” e “Lulù aiutami tu”.

La spedizione. Promossa dall’università di Padova, è composta di quindici medici. È una via di mezzo tra la missione scientifica e amatoriale. Doveva arrivare sui sei mila metri. Sono partiti da circa dieci giorni.

La notizia della valanga. La sorella Paola mercoledì sera rientra a casa e accende il televisore, prepara la cena, qualche telefonata agli amici, la solita routine. È dal telegiornale che apprende della valanga sull’Himalaya, dei dispersi, dei morti. Telefona a suo zio, Mimmo Sciascia, ex sindaco di Castel Frentano; racconta con la voce rotta dall’emozione quanto ha da poco appreso. Sciascia cerca notizie sul web, poi chiama l’Unità di crisi della Farnesina che conferma l’accaduto, ma esclude il coinvolgimento degli italiani. La notte passa insonne, tutta la famiglia Sciascia è da Paola che non si separa mai dal suo telefonino, la televisione è accesa così come il computer: costantemente collegato sulle new.

Il primo contatto. Alle 8 di ieri mattina il cellulare di Paola lancia il segnale della ricezione di un nuovo messaggio. Il cuore è in gola, le mani tremano prima di leggere. Un urlo di gioia: è Anna Lisa che, dall’altro capo del mondo, dice che è viva e sta bene. Lacrime liberatorie solcano il viso di Paola, la morsa si allenta, anche se la paura rimane.

I messaggi delle 13. Ieri all’ora di pranzo, il cellulare di Paola nuovamente riceve messaggi, che pubblichiamo nel pezzo a fianco. È lei: «Sore’ sto bene! Stiamo fermi a Manang, domani ripartiremo con cautela, abbiamo una guida in gamba, stiamo attenti stai tranquilla, ti prometto che torno a casa. Abbiamo sfiorato la valanga… ti racconto al ritorno». Le sorelle continuano a messaggiarsi, rassicurandosi a vicenda, ritrovando quell’unità che le ha sempre contraddistinte ma recentemente, dopo la scomparsa della mamma, è essenziale.

Una strage sul tetto del mondo. I morti sarebbero una cinquantina e settanta persone sono ancora disperse vicino al popolare circuito dell’Annapurna, a 160 chilometri a nordovest della capitale Katmandu. La strada in questo periodo di ottobre è tipicamente molto popolata da escursionisti internazionali.

L’attesa dei parenti. «Non vedo l’ora di riabbracciarla», sono le uniche parole che riesce a dire la sorella ancora spossata dalla paura. «I suoi speciali santi in cielo la guideranno tra le valanghe nella discesa per tornare da noi» afferma un parente, l’avvocato Marco Di Domenico. Anche lo zio Mimmo è ancora scosso: «Abbiamo passato delle ore davvero brutte malgrado le rassicurazioni della Farnesina. Il messaggio delle 8 è stato davvero liberatorio. Non dimenticherò mai quell’istante».

©RIPRODUZIONE RISERVATA