Molino Village, consiglieri in fuga E Lapenna rinvia la “sanatoria”

Mal di pancia nelle fila del centrosinistra sul cambio di destinazione d’uso al residence dell’inchiesta In aula solo dieci rappresentanti della maggioranza: il primo cittadino ritira l’approvazione

VASTO. Troppe assenze fra le fila della maggioranza di centrosinistra. Le annunciate defezioni della vigilia - che ieri hanno trovato puntuale conferma in aula – hanno spinto il sindaco Luciano Lapenna a ritirare il punto più atteso del consiglio comunale: il cambio di destinazione d’uso del Molino Village, il complesso edilizio di contrada San Tommaso finito nel mirino della Procura per la costruzione di residenze private al posto di case per le vacanze in una zona classificata D4, ossia destinata ad insediamenti turistici. Lo consente una legge regionale, la 49 del 2012 che, se applicata, avrebbe gli stessi effetti di una sanatoria. L’assemblea civica avrebbe dovuto decidere l’eventuale via libera, ma le assenze, annunciate, giustificate o strategiche, hanno indotto il sindaco a prendere tempo. La decisione di ritirare il punto è maturata venerdì sera dopo un vertice di maggioranza, nel corso del quale sono emersi ancora una volte distinguo e divisioni sulla posizione da prendere sull’argomento.

I consiglieri assenti. All’appello mancavano l’intero gruppo consiliare del Psi, partito dell’assessore all’urbanistica Luigi Masciulli, formato da Gabriele Barisano, Corrado Sabatini e Giovanna Paolino, Elio Baccalà (gruppo misto) e Etelwardo Sigismondi (Fratelli d’Italia). In aula erano presenti quindi dieci esponenti della maggioranza, compresi il sindaco Lapenna e il presidente del consiglio comunale Giuseppe Forte, e otto dell’opposizione. Nonostante le assenze, i numeri per approvare il cambio di destinazione d’uso del complesso residenziale c’erano, soprattutto se si tiene conto che al voto favorevole del gruppo consiliare del Pd si sarebbero aggiunti sicuramente quelli di alcuni consiglieri di minoranza. Uno di questi è Massimo Desiati, capogruppo di Progetto per Vasto, secondo il quale si tratta solo dell’applicazione di una legge regionale che prevede un passaggio in aula. Il problema è, quindi, politico e riguarda la coalizione di maggioranza dove spiccano le posizioni nettamente contrarie di Rifondazione comunista e di Sel. Ma molti si chiedono cosa farà il Psi.

Le minoranze all’attacco. «Il ritiro del Molino Village sentenzia la morte della compagine di centrosinistra», è l’affondo di Davide D’Alessandro (indipendente), «una compagine sfasciata, immobile, non in grado di dare risposte urgenti ai cittadini. Sono mesi, attraverso riunioni di maggioranza e di commissioni consiliari, che il sindaco perde tempo. Ora il tempo è scaduto». Il consigliere non ha ancora chiarito se voterà contro o a favore del provvedimento.

No alla lista di proscrizione. È stato votato all’unanimità un documento proposto da D’Alessandro, con il quale l’assemblea civica «stigmatizza qualsiasi forma di intimidazione o minaccia nei confronti dei consiglieri comunali che votano in libertà e secondo coscienza». Il riferimento, anche se non vengono citati, è a Riccardo Alinovi (Codici) e Stefano Moretti (Osservatorio anti-mafia) che qualche giorno prima avevano annunciato di voler segnalare alla pubblica opinione tutti quelli che voteranno a favore del provvedimento. «I loro nomi saranno scritti nero su bianco in un manifesto che verrà affisso sui muri della città», avevano promesso Alinovi e Moretti. Una sorta di lista di proscrizione. I due, presenti ieri in aula, hanno ribadito l’intenzione di inviare un esposto alla Procura di Pescara contro la legge regionale che sana gli abusi edilizi. «Non ci facciamo intimidire da nessuno», è stata la risposta compatta dei consiglieri comunali.

Anna Bontempo

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